sabato 14 dicembre 2024

Partenope al plurale ma cuore unico

Ammetto che ho avuto molto timore nell’approcciarmi a Partenope, plurale. Sono due i motivi che mi frenavano. Il primo è che conosco personalmente Angelo Orefice che ha curato la parte fotografica del libro. Eravamo colleghi universitari, poi la vita ci ha fatti perdere di vista ma sono sicuro che la stima reciproca non sia mai cambiata.

Il secondo motivo che mi intimoriva era il fatto che questo libro narra storie, ti fa entrare nella vita di nove donne e a me sembrava di entrare in casa loro senza chiedere il permesso. Poi mi sono fatto coraggio perché ho capito che la porta delle loro storie è stata aperta dalla bravissima Deborah Divertito che ha saputo, con delicatezza, raccontarci di donne che hanno lottato come solo loro sanno fare; di donne che, non senza dolore e sofferenza, hanno afferrato la propria vita per le mani e con esse hanno scritto la storia più bella; donne che hanno preso la mia mano trasportandomi nel loro mondo.

giovedì 21 novembre 2024

Il buono che passa

“Giovanni, da grande voglio fare l’educatore”.


Mi sono emozionato e ho iniziato a fantasticare sull’esempio che io e le mie colleghe e i miei colleghi siamo per questi bambini e ragazzi; del buono che prendono da noi inconsapevoli seminatori di buona speranza.


“Perché vuoi fare l’educatore?”.


Sono pronto a capire le sue motivazioni e a ricevere tutto il buono che doniamo ogni santo giorno in cui sappiamo che dobbiamo rincorrere servizi sociali, tutori e genitori che magari vogliono far imparare l’arabo ai figli (signora, forse la priorità è l’italiano).

A ricevere il buono che esercitiamo ogni volta che dobbiamo mettere in pratica la santa pazienza per sopportare bambini che non stanno fermi un attimo e adolescenti nel pieno delle loro crisi esistenziali.


“Perché guidate tanto”.


Mi cadono le braccia. Cosa passa del nostro lavoro? Giri infiniti per scarrozzarli in giro per Roma.

Caro mio bambino, fai il tassista che guadagni anche di più di un educatore.

domenica 17 novembre 2024

La guerra, orrore dell’umanità

Gli orrori della guerra li ho capiti grazie ad un cartone animato.
Gundam (parlo dell’edizione del 1980) è un cartone che da piccolo (e anche da grande visto che sto facendo un rewatch) mi ha insegnato che la guerra è atroce; che l’essere nati dalla parte dei “buoni” è una questione di fortuna e che chi nasce dalla parte del nemico ha dei sentimenti e magari vive le stesse paure del soldato che ha di fronte. Questo anime mi ha insegnato che anche gli “eroi” muoiono e che nessuno è esente dal dolore. Le madri piangono i figli sia che essi siano ucraini o russi, palestinesi o israeliani.
Certo, la Storia (quella che studiamo sui nostri manuali) ci ha mostrato orrori che in molte parti del mondo si ripetono. Tuttavia, perfino un cartone può spiegare a tanti potenti che quando le armi parlano al posto della diplomazia è un fallimento per tutti; che anche la ragione si può perdere quando si lascia il passo alla violenza.

mercoledì 6 novembre 2024

M’accuso

Quante volte ero schiavo.

Ora sono libero in Colui che mi ama.

Quante volte ho battagliato.

Ora tendo la mano.

Quante volte ho alzato la voce all’errore.

Ora accolgo.

Quante volte ho alzato la voce nell’errore.

Ora resisto.

Quante volte la mia spada ha ferito e spesso ucciso.

Ora la depongo e non per vigliaccheria.

Quante volte la mia notte ha prevalso.

Ora cerco sempre un lume, pure piccolo.

Quante volte falsi maestri mi hanno affascinato.

Ora sono me stesso.

Quante volte nuotavo in un mare con poca misericordia.

Ora il mio cuore è cambiato.

Quante volte il mio pensiero era d’odio.

Ora vuole prevalere l’amore.

Quante volte ero schiavo.

Ora sono libero in Colui che mi ama.

martedì 5 novembre 2024

Pellegrinaggio funebre

Oggi ho approfittato della mia giornata di riposo lavorativo e ho percorso il tratto di Tiburtina che separa casa mia dal Cimitero del Verano.
Ho camminato per 6 chilomentri in cui ho visto visi, sentito odori e rumori della città e, ovviamente, pregato il rosario.
Quei 6 chilometri mi hanno portato a percorrere i viali del cimitero e soffermarmi a pregare su alcune tombe di defunti che sembravano non ricevere visite da tanto tempo.
Davanti a quelle tombe mi sono ritrovato a pensare alla mia: chissà se sarà anch’essa abbandonata; se ci sarà mai qualcuno che venga a pregare per me (e con me). Non pretendo che questa abbia un via vai di gente come quella di Chiara Corbella e dei suoi figli (dove ovviamente mi sono fermato oggi, avevo un paio di cose da dirle) ma spero che qualcuno venga a praticare anche con me questa opera di misericordia.
Tristi pensieri i miei ma sono consapevole che sono figli di tempi che ci spingono a non camminare in pace con i vivi, figuriamoci con i morti.

mercoledì 23 ottobre 2024

Evangelizzazione digitale e il Vangelo che scomoda

Ho tanti amici che fanno del mondo online il loro campo di evangelizzazione. Io per primo sono un promotore di questa forma di testimonianza del Cristo vivo. È da quattordici anni che sostengo l’importanza di essere presenti nel web come “testimoni digitali”. Sono un battezzato e in quanto tale sono missionario e sono chiamato ad esserlo in tutti gli ambienti che vivo. Non mi piacciono le etichette ma è questo il mio “patentino” e non ne ho bisogno di altri.
Tuttavia, è da qualche mese che nella mia riflessione sulla missione online si sono insinuati due pensieri che, secondo me, sono un rischio per chi fa dell’attività missionaria online il principale (e, ahimè, unico) modo di evangelizzazione.

Il primo rischio è l’allontanamento dal primo obiettivo della missione cristiana: annunciare Cristo salvatore agli ultimi, ai poveri e farlo esplicitamente.

Le nostre attività online sono belle, molte anche fatte bene ma la mia paura è che non facciano breccia nei cuori di coloro che sono lontani da Dio e che, anzi, da altri ambienti vengano solo denigrate con frasi del tipo “a che si sono ridotti questi?”, “mo hanno pure i preti influencer?”. Ma le vie del Signore sono infinite e sono sicuro che mi aiuterà a mettere da parte questa mia paura.

lunedì 21 ottobre 2024

Estate inoltrata

Sono cambiato.
Il mio pensare è mutato.
Il mio vedere il mondo è diverso.
Gli occhi, però, sono gli stessi. Anche la mente.
Sono cambiato.
Il mio parlare è mutato.
Il mio ascoltare le vite è diverso.
Le mie orecchie, però, sono le stesse. Anche la lingua.
Sono cambiato.
Il mondo è mutato.
Il mio viverlo è diverso.
Il cuore, però, è lo stesso. Spero solo più grande.
Sono cambiato.
Sono mutato.
Sono diverso.
Perché vivo la mia estate inoltrata, diversa dalle altre stagioni.

domenica 4 agosto 2024

Italicus, la strage impunita

Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974, alle ore 1:23, una bomba molto potente esplose nel quinti vagone del treno espresso 1486 ("Italicus"), proveniente da Roma e diretto a Monaco di Baviera passando per il Brennero.

Morirono 12 persone.

La strage, aveva la stessa matrice di quella di Piazza Fontana e Piazza della Loggia. La strage della stazione di Bologna avrebbe scosso la vita degli italiani nel 1980.

Nella notte tra il 3 e 4 agosto 1974, una furia omicida e terroristica ha cercato di minare le fondamenta delle nostre Istituzioni. Le ha fatte tremare di brutto ma, alla fine, hanno retto. A che prezzo ancora non lo sappiamo, possiamo solo immaginarlo. Terroristi rossi e neri, in quegli anni, hanno più volte tentato di far prendere alla paura il sopravvento nelle vite degli italiani. In parte ci riuscirono.

Nella notte tra il 3 e 4 agosto 1974, una bomba esplode e oggi, a distanza di 50 anni, quella strage resta ancora impunita.

 

martedì 23 luglio 2024

La formazione quotidiana

Il lavoro di educatore è ricco di formazione e di aggiornamento perché non basta amare i giovani che vengono affidati alle cure educative per fare un lavoro dignitoso. C’è tanto studio, tanta fatica. Lo dico sempre ai ragazzi che non si smette mai di studiare. Non mi credono ma restano stupiti quando dal mio zaino tiro fuori un libro che sto studiando.

Tuttavia, c’è una formazione che si fa sul campo, quella che nessun albo professionale può spiegare o contenere: quella che fanno i ragazzi con la loro quotidianità. La fanno quando mi chiedono di asciugare folti capelli ricci (io che non ne ho); quando giovani donne preadolescenti mi mettono di fronte al loro mondo fatto di amori e interessi femminili (quelli che “non puoi capire perché sei maschio”); quando cercano di farmi entrare in mondo musicale che non amo e poi sono costretto a studiare i brani quando torno a casa; quando mi spiegano un videogioco che va di moda di cui conosco solo il nome.

Tutto questo costa fatica, la stessa che spendo sui libri ma altrettanto necessaria perché, come disse San Giovanni Bosco, “Se vuoi che i giovani facciano quello che tu ami, ama quello che piace ai giovani”.

sabato 6 luglio 2024

Grazie Trieste


Trieste, in questi due giorni, è stata l’occasione di incontrare vecchi amici e incontrarne di nuovi: rapporti nati in digitale ma che si abbracciano nell’analogico. Alla faccia di chi dice che il digitale non è reale; che non può portare nulla di nuovo; che alimenta rapporti effimeri.

Trieste, in questi due giorni, è stata l’occasione di ascoltare parole nuove, di partecipazione. Perché questa è importante per alimentare la speranza che deve albergare le nostre periferie. Non solo quelle urbane ma anche quelle culturali. Per fare terra di testimonianza anche le periferie esistenziali che albergano le nostre vite.

Grazie Trieste.

venerdì 5 luglio 2024

Trieste e dintorni

Tre cose su Trieste.

  1. Alle elementari la chiamavo il “Mento d’Italia”. Non è affermativo e guardate una cartina dello Stivale per capire cosa intendessi.
  2. È l’unica città italiana sull’Adriatico dalla quale si vede il sole tramontare sul mare.
  3. È la città italiana in cui se dovete prendere un caffè dovrete imparare vocaboli nuovi.

Da ieri, per me, ce n’è un altro: è la città degli incontri, in cui, in questi giorni, se volete respirare aria di una Chiesa viva e accogliente basta inspirare profondamente.

Già sono stanco e lo sciopero dei treni mi costringerà, domenica, a fare 9 ore di autobus per rientrare a Roma. Tuttavia, sento che Dio mi voleva qui in questi giorni per fare un’esperienza di Chiesa in movimento (800 km sono abbastanza) e per fare una bella esperienza con la mia banda di evangelizzatori digitali. Al cuore della democrazia.

sabato 15 giugno 2024

Un trauma necessario

Mentre leggevo il romanzo Dune mi sono imbattuto in questa parte di conversazione del giovane protagonista.


- Uno dei momenti più terribili nella vita di un ragazzo - riprese Paul, - è quando scopre che suo padre e sua madre sono esseri umani che condividono un amore al quale lui non potrà mai partecipare. È una perdita, ma anche un risveglio, la constatazione che il mondo esiste, e che noi siamo soli.


Dedico questa a tutti gli amici che hanno figli con un invito: lasciate che i vostri figli abbiano questo “trauma”; lasciate uno spazio della vostra vita di coppia in cui i figli non entrino; prendetevi cura della coppia e non considerate i vostri figli come delle appendici di voi stessi.

Non sto dicendo di trascurarli ma di lasciare crescere loro come persone e voi come coppia perché una famiglia cresce quando a curarla c’è una coppia matura.

lunedì 10 giugno 2024

Il gioco serio: un’esperienza educativa

Il mio lavoro educativo è un po’ come il gioco dell’oca. Mi vengono affidati dei ragazzi e bambini ai quali noi adulti doniamo i dadi. Sono loro a giocare con gli strumenti che gli diamo. Sono sempre loro i padroni della loro vita, del loro gioco. Io posso ricordare le regole; insegnare un particolare metodo di lancio dei dadi; suggerire come giocare bene con gli altri; accogliere i loro fallimenti e invitarli a non scoraggiarsi.

Come nel gioco dell’oca questi ragazzi e bambini avanzano per raggiungere uno scopo. Purtroppo, ci sono degli imprevisti che costringono il giovane “giocatore” a fare dei passi indietro. Quando è lì, pronto ad afferrare l’obiettivo, un lancio sbagliato dei dadi, lo costringe a fare un passo indietro. Quando è lì che vuole avanzare, una casella lo obbliga a ripartire da capo. Che fatica! Lo è per noi adulti, figuriamoci per un minore.

Tuttavia, noi adulti dovremmo saperlo che la vita non è sempre lineare, che potrebbe portare dei fallimenti che possono fare male. Perché è vero che il mio lavoro è come il gioco dell’oca ma lo è anche la vita.

Cosa posso fare, quindi, per questi ragazzi e bambini che fanno un pezzo di vita insieme a me? Non lo so, non ho una ricetta. So solo che, memore dei miei fallimenti, posso accogliere e abbracciare la loro vita, anche nei momenti difficili. Soprattutto nei momenti difficili.

giovedì 6 giugno 2024

80 anni dal D-Day

80 anni fa il D-Day, lo sbarco in Normandia.

L’obiettivo degli Alleati era quello di liberare Roma e Parigi. Per questo motivo furono progettate due operazioni di invasione via mare: una con uno sbarco ad Anzio, “Operazione Shingle” e l’altra in Normandia, “Operazione Overlord”. La prima iniziò con lo sbarco del 22 gennaio ma, dopo migliaia di morti e settimane di combattimento, il suo successo parziale (non furono raggiunti tutti gli obiettivi) fu messo in secondo piano dal clamore per la più imponente invasione via mare della storia.

Un’invasione che portò una stretta alle forze naziste che sarebbero state schiacciate ad Oriente dall’URSS e a Occidente dagli Alleati.

Solo nella giornata del 6 giugno del 1944 furono impiegati 156000 uomini nelle fila alleate e di questi, secondo ricerche recenti, 4400 morirono. Se aggiungiamo i feriti e dispersi il numero delle perdite sale ancora di più.

Molti di loro erano ragazzi di diciotto-venti anni che furono spazzati via nel fiore della loro bella e viva gioventù. Perché la guerra fa questo: con un’esplosione di dolore, toglie di mezzo ciò che di bello riempie il mondo. Tuttavia, questi ragazzi sacrificarono le proprie vite per la Libertà di un continente che conoscevano, se avevano studiato, solo dai libri.

Per questo dobbiamo ricordarli con orgoglio e onore.

mercoledì 29 maggio 2024

Una missione dal cuore grande

Sono 12 anni che vivo a Roma e mai avrei immaginato di partecipare all’incontro, il primo, che pone le basi per la missione popolare che sarà a marzo del prossimo anno nella mia parrocchia di origine: San Nicola a Chiaiano, un quartiere del quadrante nord di Napoli. L’incontro è stato animato da padre Carmine Marrone al quale il parroco don Luciano aveva chiesto di organizzare una missione. La richiesta fu fatta il giorno del funerale di mio padre al quale Carmine concelebrava. È proprio vero che il seme deve morire per portare frutto.

Ogni missione è diversa e tutte sono belle ma questa ha, per me, un senso di gratitudine perché è in questa parrocchia che sono cresciuto nella fede e dove ho assaporato per la prima volta il carisma oblato.

Come laico della famiglia carismatica dei Missionari Oblati di Maria Immacolata e come figlio di San Nicola, questa missione si prospetta con un orizzonte che mi aprirà sicuramente il cuore.

mercoledì 1 maggio 2024

Laici fecondi per le vocazioni

Tra qualche settimana termina il servizio che io e Angelica facciamo nell’equipe vocazionale della Provincia Mediterranea degli Oblati di Maria Immacolata. Sono stati anni in cui è cresciuta in me la consapevolezza che le vocazioni alla vita consacrata passano anche dalla testimonianza e dalla preghiera di noi laici perché siamo noi che possiamo far crescere una coscienza vocazionale; perché siamo chiamati ad essere fecondi anche in questo. Come coppia, inoltre, ha un valore in più. Almeno per noi.

Ci pensavo oggi alla professione perpetua di sei giovani oblati. Li vedevo ed ero proprio contento. La loro gioia era decisamente tangibile ed è stata molto forte l’emozione di vedere dei “giovani generosi, appassionati di Gesù, desiderosi di fare della loro vita una totale oblazione a te, di farsi prossimi con i più poveri e abbandonati”.

Che il Signore doni operai per la sua messe e faccia crescere in noi una coscienza e una sensibilità vocazionale.

domenica 28 aprile 2024

Pènsàti insieme. Laicato oblato in cammino

Un pensiero post-congressuale sul laicato italiano della famiglia carismatica dei missionari Oblati di Maria Immacolata.

“Pènsàti insieme” ma dobbiamo farlo sul serio. Perché al centro di tutto quello che facciamo, delle opere belle, dell’annuncio di Cristo ai poveri e abbandonati, c’è la nostra vocazione al carisma oblato. Non siamo chiamati ad essere portatori di individualità, non siamo chiamati ad essere autoreferenziali ma a riconoscere nella diversità di servizi della nostra famiglia carismatica una ricchezza che può essere dono per la Chiesa. Solo così potremo avere una fede generativa non più chiusa negli schemi della nostra mente e ancorata ad un passato che può essere sia ricca memoria sia alimentatore di sedentarietà spirituale.

Che questo sia un nuovo inizio del cammino di comunione del laicato oblato italiano.

C’’a Maronna c’accumpagne!

venerdì 12 aprile 2024

Podcast cattolici e dove trovarli

Cos’è un podcast? Inizio da questa domanda che non è affatto scontata per molti che non sono avvezzi a certi tipi di contenuti digitali.

La parola nasce già dieci anni fa dall’unione di “iPod” (il celebre dispositivo Apple per l’ascolto di file audio) e broadcast, cioè il sistema di invio di informazioni a più destinatari in contemporanea.

Tuttavia, solo in anni più recenti l’uso dei podcast ha avuto un vero e proprio boom. I dati ci dicono che in Italia nel 2023 sono stati circa 12 milioni gli utenti di questo genere di risorse audio.

I podcast, in sostanza, sono contenuti audio diffusi via internet e scaricabili. Permettono un tipo di fruizione “asincrona”, in altre parole – a differenza dello streaming – li ascolti quando vuoi, non in tempo reale. Possono essere prodotti isolati a sé stanti, ma più spesso sono realizzati in serie strutturate in molti episodi che trattano di un determinato argomento o ambito.

Si trovano ormai podcast per tutti i gusti, da quelli quotidiani in pillole a quelli settimanali, episodi di pochi minuti o più corposi di approfondimento, temi di ogni genere, dalla cronaca, allo sport, la psicologia, la salute, podcast di apprendimento, quelli professionali, di storia, scienze, ecc. Insomma, chiunque volesse accostarsi a questo mondo sicuramente troverebbe qualcosa di adatto a lui.

Ma quindi, dove si trovano questi contenuti? Esistono delle apposite piattaforme di podcasting in cui cercare ciò che ci interessa. Cito solo le più diffuse: Spotify, Amazon Music, iTunes, Spreaker. Vi si può accedere da computer o, ancora meglio, installare l’app sul telefono.

martedì 19 marzo 2024

Uomini e padri

Ci sono uomini che sanno prenderti per mano, che sanno accompagnarti con un silenzio che lascia senza fiato e, a volte, mette in imbarazzo. Questi stanno accanto a te ma sanno quando è il momento di lasciarti andare da solo.

Ci sono uomini che sanno custodirti, che ti proteggono dalle insidie che il mondo offre e che ti insegnano a proteggerti. Sanno prenderti cura di te e t’insegnano a farlo.

Ci sono uomini che danno la vita per coloro che amano, per coloro che Dio gli affida. Sono coloro che senza riserve si immolano per amore.

Ci sono uomini che sanno mettersi all’ascolto della volontà di Dio e sanno incarnarla, non senza difficoltà, nel qui ed ora.

Questi uomini sono padri ma sono anche mariti, fratelli, sacerdoti. Abbiamo sempre bisogno di uomini che sanno donare la vita, che siano educati all’amore autorevole e che non siano autoritari; che siano dolci ma fermi; che siano in grado di prendere le proprie croci e che siano in grado di alleggerire quella degli altri.

Che San Giuseppe ci aiuti.

Abbiamo bisogno di uomini.

Abbiamo bisogno di cristiani.

Abbiamo bisogno di santi.

lunedì 18 marzo 2024

Diario di missione

Giorno 1

Dalla Tiburtina a piazza Ottocalli (NA). La missione cristiana è principalmente mettersi in moto perché Gesù vuole asciugare le lacrime di tutti; vuole che mettiamo in moto il cuore per costruire il Regno dei Cieli.

Giorno 2

La missione è movimento ma questo non avrebbe senso se non ci fermassimo in preghiera. Una sosta essenziale questa perché ci permette di portare Dio agli altri e non noi stessi; per poter apprezzare le amicizie nuove e quelle vecchie.

Giorno 3

La missione è l’incontro di Gesù e con Gesù. Lo incontriamo con l’intraprendenza di chi non lascia nulla di intentato per annunciare il Vangelo; nello sguardo di amici e sui visi di chi vuole raccontare le proprie sofferenze; nella gioia dei giovani; per le strade dei nostri quartieri.

Giorno 4

La missione è andare ma anche tornare. Si rientra con la fatica della semina ma con la gioia di aver convertito almeno il mio cuore. Tornare per lasciare Dio impastare i cuori di coloro che si è incontrato perché la missione non è portare agli altri noi stessi ma è lasciare spazio a Dio che faccia crescere fruttuoso il seme piantato.

domenica 10 marzo 2024

Il rischio della croce

Questo che ho tra le mani è il crocefisso che ogni Missionario Oblato di Maria Immacolata ha nel momento dei suoi voti perpetui. No, non sono diventato un religioso, continuo ad essere felicemente sposato con Angelica. Il crocefisso ci è stato dato in prestito dal sacerdote che predicava la giornata di ritiro che oggi, con la mia comunità, ho vissuto. Un bel momento in cui mi sono soffermato in particolare sul rischio della croce che nasce dal fatto che quando la portiamo viviamo per essa. Il nostro dolore, la nostra sofferenza rischia di diventare un tutt’uno con la nostra persona. Ci identifichiamo nella croce e dimentichiamo, egoisticamente, tutto quello che ci circonda e tutte le croci di chi cammina con noi. Tuttavia, Gesù ci mostra la via giusta. Lui, infatti, nel momento del dolore non si è chiuso ma ha continuato ad avere uno sguardo d’amore per le donne che lo piangevano, ha donato sua madre al genere umano, ha convertito i cuori di ladri e pagani. Questo ci insegna che ci sono due modi di vivere la croce: piangersi addosso o farla diventare strumento di vita per se e per gli altri. Questo non esime dal dolore ma viverlo e abbracciarlo porta molto frutto.

martedì 13 febbraio 2024

Il perdono scritto

Sono molti i pensieri che mi sono sorti durante la lettura di Scrivere il perdono di Luciano Manicardi. Mi soffermerò solo su un paio di questi.

Il libro parla di perdono partendo dall’episodio evangelico raccontato in Giovanni 7,53-8,11: un branco di uomini presenta a Gesù un’adultera, gli chiedono se è giusta lapidarla e lui cita la famosa frase “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Un primo pensiero, madre di tanti altri, ha a che fare con il tempo. Gesù non risponde subito a questi uomini ma attende; non perdona immediatamente la donna ma attende. Scrive qualcosa a terra con il dito sulla sabbia, si alza, parla con gli uomini, si riabbassa e perdona la donna. Il perdono è un atto che richiede tempo: tempo di essere esplicitato dal perdonante e di essere interiorizzato dal perdonato. Non solo, Gesù ci insegna che per ben operare abbiamo bisogno di tempo. Quegli uomini volevano una risposta veloce ma Lui li spiazza, attende perché il cambiamento del cuore non è un atto che può avvenire subito. Tuttavia, quando ciò avviene, quando si perdona e si è perdonati, si riesce a guardare il futuro con più fiducia perché si riesce a lasciare il passato alle spalle.

sabato 27 gennaio 2024

Farsi prossimi sulle strade digitali

La parabola del Buon samaritano in questi anni è stata molto cara a papa Francesco, nel suo costante impegno ad indicare anche il mondo digitale come luogo di testimonianza ed evangelizzazione. 

Ed è proprio sulla narrazione del Buon samaritano che si fonda il recente progetto del Dicastero della comunicazione

www.fullypresent.website. Un portale - ma anche un documento di riflessione – inaugurato lo scorso 29 maggio, con l’obiettivo di stimolare la riflessione e la condivisione sul senso della presenza cristiana sui social.

“Verso una piena presenza” è una sfida e un sogno: possiamo noi cristiani essere protagonisti del cambiamento, immaginando i social come luoghi di fiducia, trasparenza, inclusione?

Lo possiamo nel momento in cui siamo capaci di riconoscere i nostri contatti, le nostre connessioni, come il prossimo di cui Gesù ci parla.

Le strade digitali sono ricche di incontri, storie, persone ferite e hanno bisogno di samaritani capaci di avere a cuore l’altro, di farsi carico delle sofferenze di coloro che incontrano. Ma per farlo è necessario prendere consapevolezza della responsabilità di cui siamo investiti.

lunedì 8 gennaio 2024

Accogliere il diverso

Se avessi letto prima questo libro (è stato edito del 2005) forse mi sarei evitato anni di fegato amaro per dimostrare che io sono più figo degli altri perché cristiano.

Ovviamente, non ho dubbi che Gesù è via, verità e vita. Tuttavia, per molto tempo nel passato ho lottato con chi non la pensa come me. Questa verità che professavo mi portava allo scontro e questo non portava frutto ne in me ne in chi incontravo. Dovevo fare un salto di qualità: passare dal professare al testimoniare.

Con il tempo ho capito che il centro della mia testimonianza doveva essere l’accoglienza di chi avevo di fronte perché, come ci suggerisce padre Fabio Ciardi, anche in chi non è cristiano può nascondersi il seme della verità. Il nocciolo sta nel farmi uno con chi è diverso da me perché, come ci suggerisce l’autore: “Farsi uno” non è una tattica, un semplice atteggiamento di benevolenza, di apertura, di simpatia, di stima, un’assenza di giudizi. E qualcosa di più. È sentire nostri i sentimenti dell’altro, le sue gioie e le speranze, così come i suoi problemi, e lavorare per risolverli come cosa nostra. Soltanto allora l’altro si sente amato con un cuore di carne, compreso, sollevato, perché c’è chi porta con lui i suoi pesi, le sue pene e anche le sue gioie. Perché l’annuncio deve essere accompagnato dalla testimonianza.

venerdì 5 gennaio 2024

La bellezza del Verbo incarnato

Il 3 sera, a Roma, l’evento degli Artisti Per Dio dove ho potuto parlare de La Parola Della Festa, del perché uso i LEGO per evangelizzare. Ho parlato della bellezza dell’incarnazione nella mia vita; di un Dio che entra nella Storia, nella mia storia. Una verità, questa, che può convertire anche i cuori più duri (almeno il mio) perché se Dio non si incarna nel quotidiano, rischio di testimoniare il nulla.

Una serata, quella del 3, in cui ho respirato aria di Chiesa dove ognuno con i suoi talenti e con i propri carismi è al servizio del Vangelo.

mercoledì 3 gennaio 2024

70 anni di televisione

70 anni fa, il 3 gennaio 1954, il primo messaggio televisivo: «La Rai − Radiotelevisione Italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive». Da questo annuncio la vita degli italiani cambiò. Il televisore lentamente iniziava ad entrare nelle case di tutta Italia (al Sud un po’ lentamente, lo so).

Sono 70 anni che la televisione racconta i cambiamenti del Paese, la sua bellezza, la sua vita, i suoi scandali.

In questi 70 anni la televisione è cambiata, sono aumentate le emittenti e a quelle statali si aggiunsero quelle private ma la sua funzione di collante della società non è mai venuta meno. Certo, il dubbio sull’utilità di alcuni programmi viene a chi ha buon senso ma, suvvia, oggi è il suo compleanno trattiamola bene.