Trieste, in questi due giorni, è stata l’occasione di incontrare vecchi amici e incontrarne di nuovi: rapporti nati in digitale ma che si abbracciano nell’analogico. Alla faccia di chi dice che il digitale non è reale; che non può portare nulla di nuovo; che alimenta rapporti effimeri.
Trieste, in questi due giorni, è stata l’occasione di ascoltare parole nuove, di partecipazione. Perché questa è importante per alimentare la speranza che deve albergare le nostre periferie. Non solo quelle urbane ma anche quelle culturali. Per fare terra di testimonianza anche le periferie esistenziali che albergano le nostre vite.
Grazie Trieste.
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