mercoledì 31 maggio 2017

La bellezza del fiore di un giorno

“Vivesti solo un giorno come le rose” cantava Fabrizio De Andrè, nella sua struggente Canzone di Marinella.
Assolutamente mai contraddire De Andrè, ma in fondo le rose possono vivere un po’ di più… il mio amico Danilo, quasiprete-farmacista-esteta, che di fiori se ne intende alla grande, potrebbe farle resistere anche 4-5 giorni (dipende dal caldo, direbbe lui!).

Esistono però davvero dei fiori che vivono un solo giorno e anche meno. Sono i fiori delle Echinopsis, una varietà di cactus che inizia a fiorire durante la notte, raggiunge il massimo della fioritura che dura a volte appena un paio di ore e poi inizia a morire. Sono fiori bellissimi dalle più disparate sfumature e dagli intensi colori che vanno dal pastello a quelli più accesi (qui un video in time-lapse della fioritura).
La loro è una bellezza di poche ore, una bellezza fugace. Ma valgono forse meno degli altri fiori? Sono forse inutili, sprecati, non hanno diritto a tutte le cure per un solo giorno di vita?

martedì 30 maggio 2017

Riflessioni al semaforo

Questa è una riflessione che nasce al semaforo, nel senso che ci pensavo fermo alla luce rossa di quella lanterna che gestisce il traffico agli incroci (quanta poesia in una descrizione di un oggetto che è posto per strada, lo so, sono bravo). Questa riflessione, probabilmente, nasce in macchina perché è in essa che riesco a cacciare il peggio di me. Non ho mai contato le parolacce che sono in grado di dire mentre guido. Spesso per non dirle recito il Rosario perché, mi dico, "meglio un Ave Maria che un vaffanculo". Tuttavia, questo non sempre mi riesce. Il motivo di questo è molto semplice ed ho notato che è comune a tanti.

venerdì 26 maggio 2017

Voglio vivere in un paese gentile (che perdona)

Riprendo questa frase, pronunciata da Flavio Insinna alcune settimane fa durante il programma #cartabianca di Rai 3 (il video qui), perché non c’è nulla di più adeguato a quello che vorrei scrivere.

Non voglio entrare nel merito di una faccenda a mio parere avvilente - quella tra Insinna e Striscia la notizia - che non è degna di essere neppure commentata.
Tuttavia in questi giorni, leggendo qua e là sui social, mi ha invaso una profonda tristezza. Non solo per la vicenda in sé, ma soprattutto per le reazioni della gente.
Ho letto così tanti messaggi carichi di odio profondo da rimanere sconvolta. È il web a tirare fuori il peggio di noi? Basta stare dietro ad uno schermo per diventare così bestiali? O il mondo, noi italiani, siamo diventati davvero così?

venerdì 5 maggio 2017

Un modo di essere (seconda parte)

La breve descrizione pubblicata ieri mette in evidenza che l’approccio centrato sulla persona ha le sue basi in una fiducia negli esseri umani. In ogni organismo, infatti, c’è un flusso che spinge la persona ad una realizzazione costruttiva delle sue specifiche possibilità. Il termine che viene usato per indicare questo processo è “tendenza attualizzante”. Questa ci aiuta a riconoscere che la vita è un processo attivo il quale non può essere distrutto (ne varrebbe della distruzione dell’organismo) ma può essere contrastato o corretto. Quindi, la chiave per capire il comportamento delle persone le cui esistenze sono state molto complicate consiste nel considerare che esse stanno lottando con le uniche modalità che sentono di avere a disposizione, per muoversi verso la crescita. Possiamo concludere affermando che la tendenza attualizzante è la base che fa da sostegno all’approccio centrato sulla persona.

giovedì 4 maggio 2017

Un modo di essere (prima parte)

All’interno di “Un modo di essere” (Giunti, 2012), Carl R. Rogers usa la metafora del giardinaggio per far capire cosa è la consulenza: “Le mattine che non posso trovare il tempo per dare un’occhiata ai miei fiori […] mi sento defraudato. Il mio giardino mi propone la stessa curiosa domanda a cui ho sempre tentato di dare una risposta in tutta la mia vita professionale: Quali sono le condizioni migliori per la crescita?” (pag. 80).
Questa è una domanda che anche io mi sono sempre posto per quanto riguarda il mio lavoro di operatore nel sociale. Cercherò di non essere pesante nella risposta che mi sono dato leggendo il testo di Rogers dal quale è tratta la metafora del giardino. Partirò dalle tre caratteristiche della terapia centrata sul cliente che lo psicologo statunitense descrive nel suo testo: autenticità, accettazione e empatia.