giovedì 25 novembre 2021

Uno sforzo educativo

Una volta trovavo stucchevoli e piene di retorica queste iniziative. Però, fortunatamente, nella vita si cambia idea su molte cose e, alla fine di questa giornata, un pensiero voglio esprimerlo per tutte quelle donne che vengono maltrattate fisicamente e psicologicamente in famiglia, al lavoro, per strada. Prima ci renderemo conto che è una questione culturale, prima potremo porvi rimedio.

Dovremmo fare anche un ulteriore sforzo: non additare tutti gli uomini come violenti solo per la “colpa” di essere maschi (alcuni pensatori e pensatrici la definiscono tale). Fortunatamente non tutti lo siamo. Molti di noi, infatti, abbiamo avuto delle donne che ci hanno educato (anche a suono di pantofole) al rispetto e che ci hanno insegnato che non c’è bisogno di essere donne per essere gentili. Non tutti siamo “uomini di niente”.

mercoledì 24 novembre 2021

Perché a chi non ha sarà tolto?

“A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.” (Lc 19,26)

È da qualche giorno che penso a questa frase del Vangelo, da quando, dopo averla condivisa come storia sul profilo Instagram de @laparoladellafesta, mi è stata posta un domanda secca: cosa significa? Perché, diciamoci la verità, sembra proprio che questa frase premi chi ha tanto e punisca i poveri. Ma è davvero così? Ovviamente no. Bisogna contestualizzare. Gesù ha appena finito di raccontare la parabola dei talenti, la storia del re che parte, lascia dei talenti (soldi) ai suoi sottoposti che li investono facendoli fruttare. Solo uno di loro ha nascosto l’unico talento ricevuto per timore del suo padrone. Il re, allora, decide di togliergli tutto e dare di più a chi ha fatto fruttare il suo patrimonio durante la sua assenza.

Visto in quest’ottica è tutto diverso. Mi sono accorto che Dio non è cattivo e malvagio ma giusto. Egli, infatti, ci invita a crescere nell’amore e a farlo con i nostri talenti (in questo caso non mi riferisco ai soldi). Siamo chiamati a far crescere il Suo regno annunciando il Vangelo e guai a noi se non lo facessimo (1Cor 9,16). Noi siamo interpellati in prima persona con quello che siamo a portare la Buona Novella agli altri e a farlo con parole, opere e azioni (trittico indissolubile). Per questo motivo Dio è esigente con noi: perché vuole che il suo amore arrivi a tutti e che siamo noi a farlo arrivare.

Chiediamo al Padre che possiamo crescere nell’amore e di far fruttare il suo amore donato per non ritrovarci soli, desolati e senza nulla tra le mani che il vuoto che la Sua assenza porta nei nostri cuori.

sabato 20 novembre 2021

Un sorriso nel cuore. Un incontro con il papa

Ancora non ho smaltito l’emozione dell’incontro che oggi io e Angelica abbiamo avuto con papa Francesco. Un incontro che ci è stato permesso grazie alle sorelle Cooperatrici Oblate di Maria Immacolata per i 70 anni della loro fondazione e a cui eravamo presenti anche alcuni membri della famiglia oblata. Il tutto è avvenuto nella semplicità a cui il pontefice ci ha abituato nei suoi anni di pontificato.

Ho avuto la fortuna di averlo incontrato e di avergli potuto regalare una copia del libro di poesie che ho scritto qualche anno fa. La cosa bella è che mi ascoltava, ha pesato ogni parola che dicevo ed era rimasto colpito dall’intento per cui avevo scritto il libro.

La foto è sgranata (per il momento sono riuscito a recuperare solo questa) ma si vede la gioia che ha pervaso il nostro incontro. Questo è il momento in cui gli ho detto che io e Angelica, quando litighiamo, non andiamo a dormire se non facciamo la pace. “Bravi! Se non lo fate il giorno dopo è tutto più terribile!”. Un consiglio paterno, detto con sincerità, spontaneità e autenticità. Sorrideva Francesco, era palesemente stanco ma sorrideva anche ad uno sciocco come me che, in barba all’etichetta vaticana, ha iniziato a fare battute con lui.

Il suo sorriso è stampato nel mio cuore perché non era scontato e perché era sincero.

sabato 13 novembre 2021

Hikikomori. Stare in disparte

Noi adulti, anche giustamente direi, ci preoccupiamo tanto se vediamo i nostri ragazzi chiusi in camera per lungo periodo a giocare con telefoni, computer e console. Quante volte, dopo essere entrati nella loro camera e, trovando questa al buio, ci viene la tentazione di accendere la luce o aprire le finestre? Tante. Spesso non ci accorgiamo che questo nostro modo di fare rischia di essere deleterio. Tuttavia, siamo spinti dalla preoccupazione che questi nostri adolescenti non escano più dalle loro camere. Siamo spaventati che quello diventi il loro mondo. Non lo nego. Può accadere.

C’è un fenomeno studiato in Giappone da Saito Tamaki che prende il nome di hikikomori e del quale, purtroppo, in Italia non ne siamo esenti. Il termine hikikomori è una parola giapponese e significa “stare in disparte”. Per essere precisi, il giovane hikikomori è un ragazzo che lentamente si mette in disparte dal mondo. Prima inizia ad abbandonare la scuola (o il lavoro) e successivamente si allontana da ogni tipo di relazione per recludersi fisicamente e psicologicamente, trovando, spesso, come unico svago ciò che gli offre la rete internet. Questa azione di mettersi in disparte può avere diverse cause e i due ambienti dove questo fenomeno può nascere e svilupparsi sono la famiglia e la scuola. Nella famiglia, secondo gli studi dello psicologo giapponese, un rapporto troppo attaccato alla madre può essere deleterio. Non riuscire a camminare da solo può creare insicurezza e depressione in molti giovani soggetti. Per quanto riguarda la scuola, le dinamiche di bullismo possono giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo di questo allontanamento sociale.

lunedì 8 novembre 2021

Dialogo sulla Christian Music

“Perché Christian Music? Perché usare un termine in inglese?”

“Perché fa figo!”

“Non dire sciocchezze MiniG… questo quesito mi perseguita da qualche giorno.”

“Chiedilo a chi fa questo genere di musica.”

“Non mi sei d’aiuto.”

“Grazie, altrettanto.”

“Ho l’impressione che il termine Musica Cristiana in Italia non attaccherebbe.”

“Manco quello inglese. Non mi pare sia così diffuso questo genere musicale.”

“Qui sbagli. Non è un genere musicale. Conosco cantanti e gruppi di Christian Music che fanno rock, pop, rap…”

“Rap?”

“Sì, ascolta SINAI…”

“Ma io ascolto quello che ascolti tu e a te il rap non piace.”

“In effetti… ma era per dirti che la Christian Music non è un genere. Lo vedo come uno stile che vuole raccontare la bellezza dell’essere cristiani.”

“Ma tu, poi, l’hai sempre snobbata.”

“Sì, ma nella vita ho cambiato opinione su molte cose. Il problema è che ho sempre considerato la musica cristiana come pallosa. La confondevo con i canti da messa. Belli eh… ma non da ascoltare in macchina mentre vado a lavoro.”

“Poi cosa è successo?”

giovedì 4 novembre 2021

Lettera a Gigi prete diocesano gatto

Caro Gigi prete diocesano gatto,

io non sono che un piccolo alter (l)ego di questo sciocco di Giovanni Varuni (in verità lo definisco sempre con parolacce ma non mi va di scriverle a te che poi rischio di vederti bilocato accanto a me con il tuo spruzzino di acqua esorcizzata). Ti scrivo perché, io e lui, ci siamo impegnati e abbiamo letto il libro in cui vengono narrate alcune tue gesta.

Stamattina ne abbiamo parlato a lungo io e Giovanni (quando non ha turno in casa famiglia e resta a casa da solo diventa estenuante con le sue seghe mentali). Ammetto che entrambi abbiamo avuto difficoltà con il termine bagigi, siamo napoletani (almeno lui lo è), viviamo a Roma e questo termine non lo conoscevamo. Google ci aiutato e abbiamo continuato la lettura.


Coso mi ha confessato che è andato un po’ in crisi mentre leggeva il libro. Ad un certo punto, infatti, ha iniziato a temere di essere un cattolico-gelato-pizza. A lui piacciono tanto i gelati e la pizza (è pur sempre un napoletano che vive a Roma) ma poi ha capito che non c’entrano il gelato e la pizza, che non ti ritroverà accanto a lui con lo spruzzino per questo. Il suo timore, leggendo il libro, è di sentirsi un cristiano annacquato. Più andava avanti con la lettura e più lo vedevo paonazzo (la cosa mi divertiva tanto in verità). Ad un certo punto ha sorriso, ha ripreso il suo colore naturale (che, veramente, non si discosta molto dal paonazzo) e mi ha detto: “MiniG (questo è il mio nome), non sono un cattolico-gelato-pizza e non lo sono per due, forse tre motivi (sì, non è molto sicuro quando parla).”

mercoledì 3 novembre 2021

Il più grande tra i santi

LETTERA APOSTOLICA DI S.S. PAPA PIO IX
- INCLYTUM PATRIARCHAM-

La Chiesa Cattolica giustamente onora con un culto sempre più diffuso e venera con un sentimento di profondo affetto, l'illustre benedetto patriarca Giuseppe, ora coronato di gloria e di onore in Cielo.
Sulla terra, l'Onnipotente Dio, preferendolo a tutti i Suoi Santi, lo destinò ad essere il casto e vero sposo dell'Immacolata Vergine Maria  così come il padre putativo del Suo Unigenito Figlio
Egli certamente lo arricchì e lo colmò di grazie uniche e sovrabbondanti, rendendolo capace di eseguire più fedelmente i doveri di un così sublime stato.
Perciò, i Romani Pontefici, Nostri Predecessori, al fine di incrementare e stimolare ardentemente sempre più nel cuore dei fedeli Cristiani l'affetto e la devozione verso il santo patriarca, e di esortarli ad implorare la sua intercessione presso Dio con la massima confidenza, non hanno mancato di decretare nuove e sempre maggiori espresioni di venerazione pubblica verso di lui in tutte le occasioni propizie.