mercoledì 14 luglio 2021

Omelia di san Giovanni Paolo II ai livornesi

Cari fratelli e sorelle!

1. Sono qui oggi, insieme con voi per venerare san Giuseppe nel giorno in cui lo venera la Chiesa intera. Essa lo venera come merita quell’ammirevole “uomo giusto”, sposo – dinanzi alla legge – di Maria, Vergine di Nazaret, Madre del Figlio di Dio. 

Contemporaneamente la Chiesa venera Giuseppe di Nazaret come “artigiano”, come uomo del lavoro, forse falegname di professione. Egli è stato il solo e l’unico – tra tutti gli uomini del lavoro sulla terra – presso il cui banco di lavoro si presentava ogni giorno Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. Proprio lui, Giuseppe, gli ha fatto imparare il lavoro della sua professione, lo ha incamminato in essa, gli ha insegnato a superare le difficoltà e la resistenza dell’elemento “materiale” e a trarre dalla materia informe le opere dell’artigianato umano. È lui, Giuseppe di Nazaret, che ha legato una volta per sempre il Figlio di Dio al lavoro umano. Grazie a lui, lo stesso Cristo appartiene anche al mondo del lavoro e rende testimonianza della sua altissima dignità dinanzi agli occhi di Dio.

giovedì 8 luglio 2021

Narrare il cambiamento

Un ragazzino bravo a giocare a calcio, un giorno ci comunica che vuole provare un altro sport. In casa famiglia restiamo straniti da questa decisione che ci sembra senza senso e, probabilmente, un senso potrebbe non averlo. Chi ha a che fare con adolescenti sa benissimo che questi episodi non sono rari e non riguardano solo lo sport. Tante cose che i nostri ragazzi hanno sempre fatto, pure con piacere (almeno a noi sembra così), di punto in bianco sembrano che a loro non vadano più bene.

L’adolescenza è un’età particolare, è la fase della vita in cui si vivono tanti cambiamenti. Per i nostri ragazzi, questa è l’età di passaggio: non sono bambini e non sono adulti. Vivono un limbo in cui devono costruire la loro identità. Mentre da piccoli questa costruzione è resa più facile dall’aiuto della famiglia e della scuola, nell’adolescenza, dove inizia il distacco dalla famiglia, i ragazzi cercano in altri ausili gli strumenti per la formazione della propria identità.

martedì 6 luglio 2021

Un bacio (nel bene o nel male) cambia il mondo

Un bacio è un segno di affetto. Forse ne abbiamo capito l’importanza con questa pandemia che, sempre più, ci ha allontanato dall’esprimere il nostro bene con questa modalità.

Un bacio lascia il segno nel nostro cuore; ci mostra l’affetto di chi ce lo dona. Un bacio può tranquillizzarci, lo sanno bene i bambini che, quando sono disperati, ne sentono un bisogno immenso.

Ci sono, tuttavia, dei baci falsi, dati solo per abitudine, vuoti di significato. Sono dolorosi perché se ne percepisce tutto il valore nascosto. Anche questi baci sono importanti perché sono insegnamenti importanti, ci formano come uomini e donne. In qualche modo ci fanno maturare e crescere.

Pensiamo al bacio di Giuda (che ho rappresentato in questa fotografia). Immaginate il dolore di Gesù nel momento che un bacio, un segno di affetto, viene usato per tradirlo. A me sarebbe cascato il mondo addosso ma è stato proprio quel bacio che ci ha portato alla salvezza, che ha permesso che i nostri peccati siano stati lavati nel sangue di Cristo. Forse, senza quel bacio, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto.

Lasciamoci baciare, quindi, perché un bacio (nel bene o nel male) può cambiare il mondo.