martedì 13 febbraio 2024

Il perdono scritto

Sono molti i pensieri che mi sono sorti durante la lettura di Scrivere il perdono di Luciano Manicardi. Mi soffermerò solo su un paio di questi.

Il libro parla di perdono partendo dall’episodio evangelico raccontato in Giovanni 7,53-8,11: un branco di uomini presenta a Gesù un’adultera, gli chiedono se è giusta lapidarla e lui cita la famosa frase “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Un primo pensiero, madre di tanti altri, ha a che fare con il tempo. Gesù non risponde subito a questi uomini ma attende; non perdona immediatamente la donna ma attende. Scrive qualcosa a terra con il dito sulla sabbia, si alza, parla con gli uomini, si riabbassa e perdona la donna. Il perdono è un atto che richiede tempo: tempo di essere esplicitato dal perdonante e di essere interiorizzato dal perdonato. Non solo, Gesù ci insegna che per ben operare abbiamo bisogno di tempo. Quegli uomini volevano una risposta veloce ma Lui li spiazza, attende perché il cambiamento del cuore non è un atto che può avvenire subito. Tuttavia, quando ciò avviene, quando si perdona e si è perdonati, si riesce a guardare il futuro con più fiducia perché si riesce a lasciare il passato alle spalle.

Concludo con un altro pensiero che ha a che fare con una contrapposizione sulla quale non avevo mai riflettuto: la denuncia (del peccato) avviene pubblicamente, con violenza, provocando nella donna una vergogna inaudita; il perdono avviene nell’incontro personale con Cristo, con colui che perdona. È questo toccare con amore la sofferenza e la debolezza, con un’empatia impressionante che converte il cuore della donna. Questo avviene perché si sente sollevata dal peso imposto da una legge che diventa dogma umiliante. Spero che io possa avere sempre la lucidità di alleggerire le persone che incontro e non appesantirle ancora di più.

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