Il mio lavoro educativo è un po’ come il gioco dell’oca. Mi vengono affidati dei ragazzi e bambini ai quali noi adulti doniamo i dadi. Sono loro a giocare con gli strumenti che gli diamo. Sono sempre loro i padroni della loro vita, del loro gioco. Io posso ricordare le regole; insegnare un particolare metodo di lancio dei dadi; suggerire come giocare bene con gli altri; accogliere i loro fallimenti e invitarli a non scoraggiarsi.
Come nel gioco dell’oca questi ragazzi e bambini avanzano per raggiungere uno scopo. Purtroppo, ci sono degli imprevisti che costringono il giovane “giocatore” a fare dei passi indietro. Quando è lì, pronto ad afferrare l’obiettivo, un lancio sbagliato dei dadi, lo costringe a fare un passo indietro. Quando è lì che vuole avanzare, una casella lo obbliga a ripartire da capo. Che fatica! Lo è per noi adulti, figuriamoci per un minore.
Tuttavia, noi adulti dovremmo saperlo che la vita non è sempre lineare, che potrebbe portare dei fallimenti che possono fare male. Perché è vero che il mio lavoro è come il gioco dell’oca ma lo è anche la vita.
Cosa posso fare, quindi, per questi ragazzi e bambini che fanno un pezzo di vita insieme a me? Non lo so, non ho una ricetta. So solo che, memore dei miei fallimenti, posso accogliere e abbracciare la loro vita, anche nei momenti difficili. Soprattutto nei momenti difficili.
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