venerdì 7 maggio 2021

Giovani e videogiochi

“La mia passione è giocare ai videogiochi”. Nel sentire questa frase, detta da un adolescente della casa famiglia, mi si rizzarono quei pochi capelli che ho e iniziai il mio pistolotto sui videogiochi, sulla dipendenza che potrebbero causare e sul fatto che le passioni devono essere altre, non poteva essere quella la sua passione. Avrebbe potuto dedicarsi allo sport, alla lettura o all’arte visto che lui è bravo in quest’ultima disciplina. È bastato un suo “non capisci” per lasciarmi spiazzato. Che cosa non era andato bene nel mio intervento? Arriviamoci con calma.


I videogiochi, negli anni, hanno subito dei grossi cambiamenti. Infatti, mentre fino a venti anni fa chi ci giocava lo faceva nelle mura della sua stanza da solo o con qualche amico condividendo lo spazio materiale della stanza, oggi questa forma ludica ha subito grossi cambiamenti. Basta una connessione internet per poter giocare con qualcuno che, collegato alla stessa piattaforma, potrebbe trovarsi dall’altra parte del mondo. Cosa che rende complicato il “controllo” degli adulti. Ma cosa è che spinge un adolescente a stare attaccato ore a giocare in queste piattaforme?


Per prima cosa ricordiamo che il gioco è essenziale nella crescita umana. Ci sono studi e libri che affermano come il gioco sia importante per la formazione dei bambini e dei ragazzi. Tuttavia, ci chiediamo, in questo panorama dove si pongono i videogiochi? Anche il playing digitale può essere utile alla formazione? Il ragazzo sopra citato, per esempio, grazie ad un videogioco ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, conosce tanti dettagli delle battaglie che sui libri di storia vengono omessi.

Un altro fattore importante da tenere a mente è la trasformazione che gli adolescenti subiscono in questa fase della vita. Tutto cambia: il corpo, le amicizie gli stili di vita. Spesso i nostri giovani si trovano ad affrontare il dovere accettare il loro cambiamento e molti videogiochi possono dare una mano in questo senso perché danno la possibilità di costruirsi un avatar, un personaggio nel quale il ragazzo si identifica. Questa costruzione potrebbe aiutarlo nell’esternare quello che non va, come vorrebbe vedersi. Bisogna solo stare attenti a quello che succede.


Spesso i nostri giovani investono (non solo soldi ma anche tempo) nei videogiochi, guardano tutorial e leggono articoli, non sono avventati, sanno benissimo quello che vogliono e che cercano in questa forma ludica. Quello che chiedono è comprensione. Ecco dove ho sbagliato nel mio intervento descritto sopra: non sono entrato nei panni di questo ragazzo. Dovevo fermarmi e chiedergli cosa intendesse per “passione” nel suo giocare ai videogames. Mi sono posto sul mio piedistallo d’adulto. A volte basta poco per far sentire un ragazzo ascoltato e compreso. Magari giocando insieme.

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