mercoledì 30 marzo 2016

Perché mi percuoti?

"Perché mi percuoti?" (Gv 18,23). Questa domanda che Gesù pone a chi lo schiaffeggia durante il suo "processo", e ascoltata durante la liturgia del Venerdì Santo, mi sta ritornando in mente in questi tragici giorni segnati da attentati. Mi riferisco, in modo particolare, all'attentato del giorno di Pasqua a Lahore in Pakistan, attacco terroristico che ha visto 70 morti tra cui molti cristiani che festeggiavano la resurrezione di Cristo, persone che avevano l'unica colpa di credere in un Dio diverso da quei fanatici che si fanno saltare in aria per creare morte e terrore.
"Perché mi percuoti?" Chissà se i cristiani in Pakistan, in Iraq, in Siria e in tutti quei posti dove subiscono una persecuzione brutale si pongono questa domanda ogni volta che viene colpita a morte la loro comunità, ogni volta che uno di loro perde la vita per quel Gesù Cristo che la vita gliel'ha cambiata.
"Perché mi percuoti?" Chissà se noi cristiani di Occidente, che subiamo una persecuzione diversa da quella dei fratelli orientali, vediamo in questi ultimi quell'immagine del Cristo sofferente; chissà se la nostra inerzia è capace di darsi una mossa riflettendo su questa domanda di Gesù; chissà cosa fa paura del messaggio cristiano a questi terroristi che vogliono distruggerci, conquistarci e sottometterci; chissà se nelle loro menti risuoni il grido disperato di migliaia di cristiani che all'unisono gridano: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?"

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