
Spesso mi scordo di fare i conti con questa realtà. Dimentico, guardandomi allo specchio, che il mondo va avanti senza di me, che i rapporti tra le persone che mi circondano sono frutto di azioni che non posso controllare (quanto vorrei farlo!).
Spesso dimentico che occupo un posto preciso nel mondo e che da questo non dovrei uscire, e non dovrei farlo, non per cieco bigottismo che nasconde una libertà mondana, ma per obbedienza a quello che sono, alla mia natura.
Spesso dimentico che la mia opinione non sempre è cercata, che un consiglio è gradito solo se è chiesto; confondo la correzione fraterna con lo sparare giudizi non chiesti; metto al primo posto quello che vorrei sembrare è non quello che sono. Spesso mi faccio sovrastare dai deliri di onnipotenza, una debole onnipotenza, preludio, senza dubbio, di peccati di superbia.
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