giovedì 30 marzo 2023

Un sinodo digitale

Molte persone quando pensano al web, alle piattaforme social, credono inconsciamente che questi siano spazi “virtuali” che non hanno a che fare con la vita concreta. Ritengono che ciò che stanei nostri feed di Facebook o di Instagram sia un mondo “altro”, ma che la realtà sia un’altra cosa.


Non la pensa così la Chiesa, che invece ha compreso bene quanto il digitale sia reale e sia un’espressione dell’uomo tanto quanto altri ambienti di vita. È per questo che, nei mesi scorsi, durante il processo di preparazione al prossimo Sinodo, accanto al lavoro realizzato nei continenti “geografici” papa Francesco ha desiderato interpellare anche il cosiddetto continente digitale.


“La Chiesa ti ascolta” è il titolo dato a questo processo di ascolto messo in atto affinchè nessuno rimanesse escluso dall’esperienza sinodale. Chiunque, presente in rete, poteva compilare un questionario nel quale esprimere il proprio pensiero sugli argomenti proposti. Chiunque, ateo o credente, vicino o lontano dalla comunità ecclesiale: la Chiesa ha voluto mettersi così in ascolto del mondo.

La novità non sta nell’uso degli strumenti digitali ma nell’idea che gli spazi digitali siano luoghi reali di incontro con persone reali. È per questo motivo che per raggiungere il maggior numero di persone possibili la Chiesa ha scelto di affidare la responsabilità del coinvolgimento a 244 influencer cristiani, dei veri e propri evangelizzatori digitali che stabilmente vivono la presenza in rete come una missione. In un periodo di 2 mesi e mezzo questi influencer hanno coinvolto 115 Paesi, 100 istituzioni, arrivando ad ottenere 110 mila questionari compilati e presentando al Sinodo 150 mila proposte.


È interessante saperne di più di questi influencer: il 27% erano sacerdoti, il 10% suore e il 63% catechisti e laici impegnati. Si scopre così che nella Chiesa abbiamo questa moltitudine di evangelizzatori digitali che concepisce la propria presenza sui social come una vera e propria missione e che ha un bacino di 20 milioni di potenziali followers che può raggiungere direttamente.


Qualche dato sulle persone coinvolte? Il 50% erano cattolici praticanti, il 40% cattolici allontanati, e il 10% atei o persone che si pongono al di fuori della Chiesa. Si comprende così la portata dell’evangelizzazione digitale: basta un clic per poter raggiungere migliaia di uomini e donne che non vivono attivamente l’esperienza ecclesiale.


Noi come Famiglia oblata non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questo “vasto campo da percorrere”.


E come è scritto nell’introduzione del Vademecum oblato sui social media «se la nostra chiamata in quanto Oblati è quella di lavorare con tutte le risorse in nostro possesso per evangelizzare i poveri, allora i social media non dovrebbero essere più considerati “un alieno”. Non è una chiamata solo per gli Oblati giovani che sono nati in questa era dei social network, e neanche solo per quegli Oblati che sono appassionati di comunicazioni sociali. È una chiamata per ogni Oblato, vecchio o giovane che sia. Ovunque sono le persone, là dovremmo essere anche noi.»



Da Missioni OMI, n. 1 gennaio-marzo 2023

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