Oggi con la casa famiglia siamo andati in gita ai Prati di Cottanello, nel reatino. Un posto bucolico e ameno dove poter trascorrere in tranquillità qualche ora. Tra carne alla brace, mucche, cavalli e maiali che pascolavano in mezzo a noi abbiamo passato una giornata spensierata e lontana dalla città.
La cosa interessante, e che mi ha lasciato riflettere, è che il telefono non prendeva. I più si sono messi a rincorrere la palla (ne hanno bucate due), i più grandi a cuocere la carne sulla brace ma qualcun altro era impanicato dal fatto che non prendesse la linea telefonica e, in preda alla disperazione, si è messo a guardare vecchie foto e ad ascoltare le registrazioni delle interrogazioni scolastiche.
Devo essere onesto: anche io mi sono preoccupato un po’ da questa mancanza. Ho pensato che se qualcuno avesse voluto cercarmi per dirmi una cosa importante e urgente non avrebbe potuto raggiungermi. Per 6 ore sono stato letteralmente irreperibile telefonicamente. Avrei potuto godere di questo, trovare sollievo di non essere schiavo della tecnologia ma, onestamente, mi cresceva ansia. Cosa sono diventato? Uno schiavo della modernità? Cosa nasconde questo mio senso di smarrimento se non dovessi essere reperibile?
Le domande aumentavano sempre più ma ad un certo punto c’è stata una domanda che mi ha svoltato la giornata: cosa succede al mondo se non sono reperibile per qualche ora? La risposta è stata esaltante. Nulla. Al mondo non succede nulla, continua a girare anche senza di me. Gli eventi, belli o brutti, accadono lo stesso e non fa alcuna differenza se vengo a saperlo subito o dopo. Ho iniziato a godermi la giornata, i ragazzi che erano con noi e il fantastico panorama.
Grazie a Dio mi rendo conto che sono un essere umano.
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