lunedì 27 febbraio 2023

Arte, LEGO e plenitude digitale

Qualcuno afferma che quello che combino con i LEGO nell’iniziativa de @LAPAROLADELLAFESTA è una forma d’arte. Lungi da me definirla tale, mi ha lasciato comunque perplesso la definizione data dagli altri. Possono mai delle foto fatte a delle minifigures essere considerate arte? Provvidenziale è stato il libro appena finito di leggere.

Jay David Bolter, uno dei miei autori preferiti, non mi delude mai. Nel suo testo Plenitude digitale fa un’analisi molto attenta e dettagliata del panorama digitale odierno e del rapporto che questo ha con l’arte.

L’autore parte da un assunto per me molto giusto: ormai la cultura di élite è in declino e sta lasciando il posto ad uno scenario inimmaginabile fino ad una quarantina di anni fa. Con il termine plenitude digitale, infatti, l’autore ci offre nuove categorie che sono in grado di descrivere la realtà mediale.

Ma cosa è questa plenitude digitale? Questa è formata da tanti prodotti diversi (videogiochi, social media, tv, cinema) e pratiche (remix, condivisione, datificazione, critica) che non possono essere descritti come un insieme unico e coerente, arrivando ad inglobare le caratteristiche sia della cultura alta sia quella popolare. Un colpo che demolisce la contrapposizione tra cultura alta, bassa e popolare. Per questo motivo, secondo Bolter, un rapper come Jay-Z arriva a definirsi il nuovo Picasso. La plenitude digitale è un universo in cui le élite culturali si sono frantumate liberando un’energia che da vita ad uno scenario in cui nessuna autorità possa dire cosa è arte e cosa no e dove tutto coesiste senza gerarchie. Oggi tutto è arte (anche il design) perché arte è diventato sinonimo di creatività.

Per questo motivo, ora, non mi stupisce la definizione “artistica”, data dagli altri, delle mie foto LEGO. Infatti, sono dentro questo mosaico moderno in cui il confine di cosa sia arte e cosa no è quasi inesistente. La parola passa al mio ego: è quello che mi aiuta a non paragonarmi a Picasso, a farmi abbracciare la pochezza delle mie foto facendomi, comunque, valorizzarne la loro dignità di tassello in questa plenitude.

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