mercoledì 13 luglio 2022

Un ricordo di speranza

Sarà il caldo, il tempo che passa e che mi fa invecchiare ma ha provveduto Facebook a ricordarmi che oggi è un anniversario particolare: sono dieci anni che ho lasciato il mio lavoro ai Quartieri Spagnoli.

Me l’ha ricordato con una foto a cui tengo molto e che sto allegando a questo post. È sfocata, vecchia e di bassa qualità ma riesce a far capire quello che sto per scrivere.

La ragazzina che vedete nella foto (ormai giovane donna) piange nell’ultimo mio giorno come educatore a Napoli. Mi avevano organizzato una festa per salutarmi perché da lì a qualche giorno avrei iniziato la mia avventura romana. È proprio quel giorno che succede, per me, l’incredibile: Francesca piange nel momento del saluto. Solo chi la conosce fin da piccola può capire la mia emozione. Cinque anni di scontri, rincorse e urla ripagate da quel pianto di saluto. Credo che questo sia stato l’indicatore più importante di quei miei anni passati all’Associazione Quartieri Spagnoli.

Ci sono stati momenti in cui mi sentivo scoraggiato, in cui sentivo che il lavoro mio e degli altri educatori (non ero mica da solo, non si è mai da soli) fosse inutile. Quel pianto è stato il segno che il lavoro educativo è lento, che ha bisogno di tempo per portare frutto e che questo potrei anche non vederlo. Devo solo avere tanta pazienza e tanta speranza che, il seme piantato nel cuore e nella mente dei ragazzi che mi vengono affidati, possa un giorno portare un cambiamento reale nella loro vita; che riesca a mostrare una cultura alternativa a quella che loro sono abituati a vedere (in particolare quelli che vivono in determinati quartieri delle nostre città).

Un bel ricordo quello di oggi che mi rammenta il perché abbia scelto questo come lavoro: accompagnare il cambiamento che ogni ragazzo è chiamato a fare, senza forzarlo su strade che non calzano su di lui. Perché la tentazione, per chi fa questo lavoro, è quello di creare altri “sé stessi” ma non è questa la via.

Nessun commento:

Posta un commento