Non ho figli. Tuttavia ho un’esperienza diretta del mondo adolescenziale grazie al mio lavoro in casa famiglia. Ci sono tanti episodi che potrei raccontare ma mi soffermerò su una cosa che i giovani d’oggi (ma non solo loro) trovano di vitale importanza: internet.
Un giorno in cui la scuola era ormai finita, non riuscivo a trovare uno dei ragazzi della casa famiglia. Non era in camera e nemmeno in giardino. Lo trovai rintanato in un angolo buio della casa con il suo cellulare in mano a fare non so cosa. Gli riportai che sembrava un drogato che di nascosto doveva assumere qualche sostanza e lui mi rispose che ero esagerato ad usare il termine “drogato”. Sarò stato veramente esagerato? Aver paragonato l’uso eccessivo di internet all’uso delle droghe è stato un azzardo eccessivo? Credo di no e a confermarlo sono i tanti studi che evidenziano come da internet si possa essere dipendenti.
Già nel 1996, un articolo di uno psicologo statunitense, Ivan Goldberg, evidenziava come questa dipendenza fosse reale e di come si manifestasse: dominanza dell’attività virtuale, alterazioni dell’umore, tolleranza, sintomi di astinenza, conflitti e ricadute rispetto all’utilizzo. Questi sintomi sono il segnale che internet rischia di diventare una parte fondamentale di chi ne usufruisce, creando un distacco da ciò che è reale. Non solo: alcuni studi hanno evidenziato che le aree cerebrali che vengono coinvolte nella dipendenza da internet sono le stesse che vengono stimolate in altre forme di dipendenza (alcool, droga, fumo).
Da Missioni OMI n.1-2/2021
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