lunedì 15 febbraio 2021

I rischi della rete internet

Non ho figli. Tuttavia ho un’esperienza diretta del mondo adolescenziale grazie al mio lavoro in casa famiglia. Ci sono tanti episodi che potrei raccontare ma mi soffermerò su una cosa che i giovani d’oggi (ma non solo loro) trovano di vitale importanza: internet.

Un giorno in cui la scuola era ormai finita, non riuscivo a trovare uno dei ragazzi della casa famiglia. Non era in camera e nemmeno in giardino. Lo trovai rintanato in un angolo buio della casa con il suo cellulare in mano a fare non so cosa. Gli riportai che sembrava un drogato che di nascosto doveva assumere qualche sostanza e lui mi rispose che ero esagerato ad usare il termine “drogato”. Sarò stato veramente esagerato? Aver paragonato l’uso eccessivo di internet all’uso delle droghe è stato un azzardo eccessivo? Credo di no e a confermarlo sono i tanti studi che evidenziano come da internet si possa essere dipendenti.

Già nel 1996, un articolo di uno psicologo statunitense, Ivan Goldberg, evidenziava come questa dipendenza fosse reale e di come si manifestasse: dominanza dell’attività virtuale, alterazioni dell’umore, tolleranza, sintomi di astinenza, conflitti e ricadute rispetto all’utilizzo. Questi sintomi sono il segnale che internet rischia di diventare una parte fondamentale di chi ne usufruisce, creando un distacco da ciò che è reale. Non solo: alcuni studi hanno evidenziato che le aree cerebrali che vengono coinvolte nella dipendenza da internet sono le stesse che vengono stimolate in altre forme di dipendenza (alcool, droga, fumo).

Ma quali sono i rischi che portano un giovane ad entrare nella dipendenza da internet? Sicuramente il tempo passato in rete è un fattore di rischio anche se bisogna saper valutare il reale motivo per il quale si utilizza internet per tanto tempo: per studio, lavoro o per giocare? Altri due fattori di rischio possono essere la bassa autostima e i livelli di timidezza. Lo stesso giovane della casa famiglia di cui sopra, per esempio, usa una chat per dialogare con una sua compagna di classe per la quale ha un interesse che è un po’ di più di un’amicizia. Dice che si sente più libero di dialogare in questo modo. Cosa si può fare in questo caso? La mia esperienza m’insegna che l’ascolto è il metodo migliore per aiutare un ragazzo a fargli capire che va bene così com’è e che non deve avere timore per come si sente. Ci vuole tanto tempo ma è la strada migliore. Non ci si deve illudere che dall’oggi al domani la situazione cambi.
Ci tengo a precisare che non voglio demonizzare né l’uso di internet né gli adolescenti. A queste dinamiche di dipendenza noi adulti non siamo esenti e dobbiamo essere bravi ad essere ligi nell’utilizzo dei dispositivi digitali per essere da esempio positivo per i nostri ragazzi. Per predicare bene dobbiamo razzolare bene.


Da Missioni OMI n.1-2/2021

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