mercoledì 24 febbraio 2021

Che io mi scomodi per il Vangelo!

Il divano è uno dei miei elementi di arredamento preferiti. Chi mi conosce lo sa e può riconoscere nella foto che accompagna questo pensiero il divano di casa mia. Perché parlo del mio divano? Ora ve lo spiego.

Stamattina ho letto queste parole: “Non dire al tuo prossimo: «Va', ripassa, te lo darò domani», se tu hai ciò che ti chiede.” (Pro 3,27).

Questa frase mi ha colpito. Quante volte rimando un atto d’amore quando posso concederlo immediatamente. La cosa brutta è che questo rinvio lo giustifico sempre, ho sempre una scusa buona per rimandare quell’atto d’amore, ho sempre una ragione (che in quel momento reputo buona) che mi fa stare fermo. Non mi riferisco solo a grandi atti d’amore ma, anche, soprattutto ai piccoli gesti del quotidiano: per esempio, una telefonata ad una persona che ne ha bisogno o un aiuto a mia moglie. Questa logica, purtroppo, non è buona, non è una logica che appartiene a Dio perché tutte queste giustificazioni servono a coprire un difetto molto grande: la pigrizia.

Una pigrizia che nasce dal non voler uscire dalle comodità. Il Vangelo, per poterlo mettere in pratica, per poterlo testimoniare con la vita, richiede movimento e papa Francesco non perde occasione per ricordarcelo. La Buona Novella richiede che io esca dal mio buco (ora la chiameremmo “confort zone”), che io mi scomodi per amor di Dio e dei fratelli. L’amore vero è scomodo, non è una passeggiata ed è per questo che non c’è atto d’amore più grande che donare la vita (Gio 15,13) e fare questo richiede fatica. Richiede che io, almeno, alzi il sedere dal divano.

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