giovedì 8 novembre 2018

Il mio nome è la mia storia

Il mio nome ha una storia travagliata. Sono nato il 4 ottobre il giorno di San Francesco. Mio padre, quindi, voleva chiamarmi Francesco. Tuttavia, mia madre, per non offendere il mio nonno paterno che si chiamava Giovanni, convinse mio padre che sarebbe stato giusto chiamarmi come lui e secondo me la scelta fu azzeccata.
Con gli anni, infatti, ho imparato a conoscere il mio nome e ho scoperto che deriva dall'aramaico e significa "Dio misericordioso". Precisamente il nome è composto da due parole Yah, abbreviazione di Yahweh, e hanan che significa "ebbe misericordia". E che misericordia! Mia madre, prima di me, ebbe due aborti spontanei e quando scoprimmo l'etimologia della parola Giovanni mi disse che si sentiva baciata dalla Misericordia. In poche parole ho la misericordia nel nome e spero di esserne sempre un degno testimone.
Il mio nome, però, è importante anche per un altro aspetto: è segno vivo della mia storia. In qualche modo mi ricorda da dove vengo, chi è la mia famiglia e la sua storia. Tutti abbiamo un nome che in qualche modo significa qualcosa per chi ce lo ha donato. Perché il nome è il primo dono che ci viene fatto dai nostri genitori (per qualcuno, purtroppo, resta anche l'unico). Viene prima delle cullette, dei giocattoli, delle tutine. Anzi, viene da tanto prima. Il profeta Isaia, infatti, ci ricorda che "Il Signore mi ha chiamato fin dal seno materno, ha pronunciato il mio nome fin dal grembo di mia madre" (Is 49,1).
Senza nome, quindi, non avrei storia, identità, significato e dignità di figlio di Dio. Per questo porto rispetto per il mio nome e la sua storia. Anche questo fa parte del mio cammino verso e nella santità.

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