martedì 29 gennaio 2019

Morte: una sfida vinta

Oggi, per caso, ho letto qualcosa che più o meno diceva che l’unica sconfitta dell’uomo è la morte. Come se il sonno eterno fosse l’ultima sfida che la vita possa tenderci.
Tuttavia, la morte non è una sfida e nemmeno una sconfitta. Non potrebbe essere altrimenti per me che sono cristiano. La lezione più importante che Cristo mi ha insegnato, infatti, è che la morte è solo un momento di passaggio, che dopo di questa c’è sempre la resurrezione. A questo concetto di morte possiamo associare tutte le sofferenze che viviamo, quegli eventi che ci feriscono e ci uccidono, non solo nel corpo ma anche nell’anima. Queste circostanze sono dolorose e in queste, molte volte, non troviamo un senso. Io, almeno faccio sempre fatica a trovarlo e non nego che per alcuni episodi tristi della mia vita faccio ancora oggi fatica a trovarlo.
Mi spinge il coraggio di Cristo ad accettare la Volontà del Padre che lo ha spinto a mettere da parte le sue paure. “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non sia fatta la mia ma la tua volontà” (Lc 22,42). Quest’accettazione lo ha portato a vincere la morte.
Gesù ci insegna che chi abbraccia la propria croce trova la salvezza perché quest’ultima è un dono che il Padre ci da; perché, per citare Don Tonino Bello, “la croce è una collocazione provvisoria”. Lo è stato per Cristo e lo sarà, sicuramente, anche per noi. Perché la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada non ci separeranno dall’amore in Cristo (Rm 8,35-37). Anzi, in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati.

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