
Sento fortemente che come uomo, marito, fratello, figlio e lavoratore sono chiamato ad un cambiamento su alcuni aspetti, che reputo fondamentali, della vita. Uno di questi è l'ascolto: centro e fulcro di ogni atto comunicativo. Come possiamo comunicare senza ascolto? Come possiamo andare incontro al nostro prossimo senza un ascolto autentico? Come posso capire le lamentele di mia moglie se io, Giovanni, quando parla non abbasso lo smartphone?
Mi rendo conto che il mio cammino è tortuoso e che il cambiamento verso il mio uomo nuovo (giusto per citare San Paolo - Ef 4,22-24) è lungo e spesso faccio tanti passi indietro ma la forza di volontà c'è ed è alimentata da due cose: la gioia dell'ascolto e il piacere di essere ascoltato. Nell'ascolto, infatti, c'è la gioia dell'ascolto che spinge ad entrare in contatto con l'intera persona che abbiamo davanti. Tuttavia, evangelicamente parlando, Gesù mi suggerisce che "Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro" (Mt 7,12). Quindi, il piacere nell'essere ascoltato (che di conseguenza porta un piacere nell'essere amato) dovrebbe ricordarmi la reciprocità di quest'atto d'amore. L'importante è avere le orecchie aperte e collegate con la mente, se ciò non avviene il cuore non riesce ad avere una finestra aperta sul mondo.
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