martedì 1 novembre 2016

200 anni di missione

Dal 30 ottobre al 1 novembre si è tenuto a Sacrofano, nei pressi di Roma, il raduno nazionale di tutti coloro che condividono la spiritualità dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Laici e consacrati si sono incontrati insieme per festeggiare i 200 anni di questa bella congregazione fondata nel 1816 da Sant'Eugenio de Mazenod. Non potevo mancare, sono un laico associato al carisma della congregazione e assolutamente volevo esserci ed è stata un'esperienza bella per tre motivi di natura personale: umano, comunitario e spirituale.
Dal punto di vista umano è stato bello rivedere persone  che da tanto non vedevo (l'evento ha coinvolto persone provenienti da tutta Italia). Certo, è stato difficile fermarmi con tutti, eravamo tanti, ma anche una pacca sulla spalla è bastata per sottolineare la bellezza di condividere il cammino insieme; rendersi conto che le nostre distanze sono colmate da Gesù Cristo e che la condivisione dello stesso carisma ci unisce più delle tante parole non dette ma conservate nel cuore.
Dal punto di vista comunitario, l'aver partecipato al raduno con la mia comunità di appartenenza (anche se con tutta quella gente ci siamo visti poco) mi ha fatto sentire ricco. Da quando ho lasciato Napoli per trasferirmi a Roma sento la bellezza dell'avere una famiglia che va al di là dell'appartenenza sanguigna (non che questa non sia importante) perché è vero che, come è scritto in Marco 10,28-31, "non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà."
Dal punto di vista spirituale è stato illuminante la consapevolezza che del carisma dei Missionari Oblati di Maria Immacolata siamo responsabili anche noi laici. La missione di evangelizzazione non è solo prerogativa dei sacerdoti: noi arriviamo in posti dove i missionari non possono. Appartenere alla famiglia oblata mi aiuta nella consapevolezza, intellettuale e pratica, che l'eredità lasciata da Sant'Eugenio ai suoi oblati e a noi laici associati, è di tutti e per tutti.
Dopo duecento anni di storia cosa posso augurare alla famiglia oblata? Che Sant'Eugenio continui a proteggerla e ad alimentare la spinta missionaria per poter annunciare e vivere la bellezza e la verità descritta nel Vangelo.


Nessun commento:

Posta un commento