mercoledì 26 ottobre 2016

Amo ergo sum

Da soli non possiamo stare. Questo è un dato di fatto: l'uomo è nato per essere un animale sociale. L'altro è importante per la nostra persona perché senza di esso non avremmo uno specchio in cui rifletterci, non avremmo un contraltare per le nostre vite, non avremmo qualcuno da poter amare.
La persona, infatti, è al centro e matura la sua individualità in un clima di relazione e di incontro che mette in risalto il suo nucleo vitale che è fondato su amicizia e reciprocità. Una persona non può sussistere senza amore: ricevuto e donato. Il dono, infatti, è un aspetto importante della nostra vita. Serve per saldarci agli altri: non c'è cosa più bella che donarsi agli altri. Naturalmente noi ci aspettiamo che questa azione donativa sia reciproca, io aggiungo che deve assolutamente esserlo per creare un'unione dialogica: l'amore più bello, quello più puro e vero è quello fondato sul dialogo tra due persone diverse.
Tuttavia, Gesù ci insegna che, spesso, vale la pena amare anche quando le nostre azioni di carità assumono aspetti unidirezionali. Ce lo insegna con la sua vita, la sua morte e la sua resurrezione: con la sua vita perché è stata un donarsi continuamente a chi incontrava anche a chi, vista la difficoltà del suo messaggio, è tornato sui suoi passi (Mt 9,16-22); con la sua morte perché quell'atto di salvezza non è stato solo per chi lo ha accompagnato fino all'ultimo respiro ma anche per coloro che dalla paura lo hanno rinnegato; con la sua resurrezione perché con essa ci dice che sta sempre con noi, che continua ad amarci anche quando noi non lo facciamo.
Amo, dunque sono perché senza l'amore non possiamo crescere come fratelli; non possiamo abbattere le barriere che ci dividono dagli altri; non possiamo diventare una cosa con il nostro prossimo; non possiamo crescere come persone.

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