martedì 26 maggio 2015

Core 'e mamma


"Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà»." (Gv 2,1-5). Queste poche righe del vangelo di Giovanni hanno avuto, per me, sempre un fascino particolare per tre motivi fondamentali.
Per prima cosa Gesù e i suoi discepoli sono stati invitati ad una festa. È giusto e bello festeggiare. La vocazione di ogni cristiano non è essere un musone, non siamo chiamati ad essere tristi o ad affrontare stoicamente la nostra vita. Noi apparteniamo alla religione della gioia; il nostro Dio ha vinto la morte per non farci vivere in essa.
Il secondo aspetto ha a che fare con la fiducia della madre verso il figlio. Maria sa, in cuor suo, che Gesù è chiamato a grandi imprese. Tuttavia, chiede al figlio un favore: è finito il vino per la festa e gli chiede di far tornare la gioia del festeggiamento. Lo chiede con umiltà. Non grida a tutti "ora mio figlio risolve il problema". Conosce quale può essere la reazione del figlio, quel "che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora" non era scontato: una madre conosce il figlio. Da partenopeo so che un figlio è sempre "nu piezzo 'e core" della mamma.
Nonostante questo, e passo al terzo aspetto, Maria dice ai servi "fate quello che vi dirà". La Madonna è sicura che il figlio l'avrebbe esaudita. Infatti, Gesù fa il suo primo miracolo (o almeno il primo raccontato dai vangeli) e lo fa anche se non è giunta la sua ora, perché non può dire di no alla madre, perché le deve obbedienza e poi "'a mamma è sempe 'a mamma".

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