venerdì 24 aprile 2015

Un nuovo 25 Aprile

Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare il 25 Aprile? Ha ancora senso, ai giorni nostri, ricordare la liberazione dal regime fascista? La risposta è decisamente "si" e lo è, secondo me, per tre motivi fondamentali.
Il primo motivo ha a che fare con la nostra identità. Noi, infatti, abbiamo bisogno di tutte le commemorazioni che ci ricordano cosa significa essere italiani. Sono un promemoria della nostra identità, ci ricordano la nostra storia. Quindi ben vengano 25 Aprile e 2 Giugno perché sono le nostre festività civili che, con i loro riti (esistono riti e celebrazioni cilvili che hanno una bellezza che solo un antidemocratico non capirebbe), ci rammentano da dove veniamo e dove dobbiamo andare.
Il secondo motivo è legato alla direzione che prende l’Italia. Il 25 Aprile è una festività importante, tradita da coloro che si ritengono “figli politici” dei partigiani e che sono diventati difensori di leggi antidemocratiche che non difendono i più deboli e che, di conseguenza, portano a una nuova dittatura: quella dei falsi miti di progresso (matrimoni gay, utero in affitto, aborto, eutanasia).
Il terzo motivo appartiene alla sfera storica. Il 25 Aprile continuerà ad avere senso ricordarlo nel momento in cui coloro che si ritengono i custodi dell’antifascismo faranno i conti con gli errori commessi da alcune bande partigiane rosse; quando finalmente confermeranno che i tanti preti e religiosi (che non avevano nulla da spartire con il fascismo) sono stati ammazzati brutalmente solo per il fatto di essere cattolici; quando si renderanno conto che l’antifascismo ha creato un nuovo mostro che ha perpetrato, dopo il 25 aprile del 1945, una strage di vite umane che poteva essere evitato con giusti processi; quando si renderanno conto che alcuni partigiani hanno tradito quello stato di diritto per il quale hanno lottato.

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