giovedì 2 aprile 2015

Giovedì Santo: siamo fatti per amare


“Fate questo in memoria di me”. Oggi, per ovvie ragioni, pensavo a queste parole che rammentano Gesù, il Cristo, che si abbassa a lavare i piedi ai suoi discepoli, Giuda compreso. Con questo gesto Egli mi ricorda che io sono fatto per amare (nonostante me, canterebbe Nek) anche se questo amore comporta un grosso gesto di umiltà. 
“Fate questo in memoria di me”. Queste parole ricordano anche quello che è il fulcro della vita cristiana: l’istituzione dell’Eucaristia. Gesù ci ricorda che quando abbiamo bisogno di Lui (ma non solo in questo caso… non sarebbe carino se lo considerassimo solo nell’esigenza) lo possiamo trovare in un pezzo di pane.
“Fate questo in memoria di me”. Lo dice dopo aver spezzato il pane e versato il vino, dopo essersi donato completamente a noi. Con due semplici gesti dona tutto il suo essere Dio all’umanità. Tuttavia, se Gesù, che era uomo come noi, “spogliò se stesso assumendo la condizione di servo”, se è arrivato a dire “mangiate il mio corpo e bevete il mio sangue” donandosi a noi e confermando la sua oblazione sulla croce, a me è difficile a dirGli “io sono tuo”? Penso che la vocazione personale la si possa capire solo nel momento in cui ci si appropria di questo mistero. Solo nel momento in cui ci si rende conto che si appartiene a Cristo e che, come lui si è offerto a noi, anche noi siamo chiamati a donare la vita: per una moglie, per un fratello, per i colleghi o per i poveri che ci circondano.

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