Due pensieri dal ritorno dalla missione a Chiaiano, la missione delle (mie e tante) "prime volte". Ne condivido solo due perché le altre sono perle preziose da custodire nell'intimo.
È stata la prima volta che in maniera esplicita ho potuto fare un’attività che fosse un’emanazione del mio essere nella famiglia oblata e di farlo nella parrocchia dove sono cresciuto senza la preoccupazione che questo mio essere avrebbe causato incidenti diplomatici. I miei due mondi si sono finalmente incontrati e abbracciati: quello in cui sono cresciuto come cristiano (la parrocchia) e quello in cui vivo la mia vocazione all’interno della Chiesa (il carisma oblato).
È stata la prima volta che ho fatto un annuncio esplicito del Vangelo per le vie del mio quartiere vedendo i volti e parlando con le persone che conosco da una vita. Questa cosa, però, mi ha portato a fare un passo indietro perché mi sono reso conto che, parlando con queste persone, non portavo Cristo ma il protagonista ero io e il “che bello che sei venuto da Roma per questa missione”. Però, non ero venuto a Chiaiano per sentirmi protagonista ma per portare il seme di speranza che una vita nuova è possibile per questo spesso mi sono messo in disparte: non per una mia timidezza ma per far annunciare meglio Cristo agli altri.
È stata la prima volta, forse, che ho capito che la mia vita sarà piena di “prime volte” e che queste porteranno linfa vitale alla mia vita e al mio cammino di fede.
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