venerdì 28 marzo 2025

Quarto passo verso Pasqua: donare

C’è tanta letteratura antropologica sull’importanza del dono, su come è essenziale per il funzionamento dei rapporti tra individui. Tuttavia, mi soffermerei su due aspetti interessanti che hanno a che fare più con l’aspetto umano.

Un dono è, senza ombra di dubbio, importante per chi lo riceve. Può cambiare anche la vita e far svoltare una giornata triste. Non mi riferisco solo ai doni materiali che sono, ovviamente, importanti. Se mia moglie è triste e le faccio trovare al centro della tavola dei fiori raccolti o comprati (poco importa), il suo sguardo cambia colore. Personalmente, poi, trovo sempre bello ed emozionante ricevere doni perché sono dimostrazioni di affetto tra le mie preferite. Ci sono, però, anche doni immateriali che possono essere belli e che fanno tanto bene all’anima: donare tempo ad una persona cara in difficoltà, ascoltandola, standole vicino e prenderle la mano. Un dono può cambiare la prospettiva sulle cose.

C’è anche un altro aspetto che reputo importante: il donare aiuta anche chi compie questa azione. Un dono, quando è sincero e gratuito, riempie l’anima di dolcezza, è un lasciapassare nel cuore di chi lo riceve. Poi, se il dono è fatto in un momento di dolore, assume un valore immenso. Forse è per questo che Gesù, dalla croce, dona Maria all’umanità: perché questo regalo non ha prezzo e il Cristo sofferente vuole sottolinearlo.

Lasciamoci guidare, quindi, dalla logica del dono, affinché tutti possiamo riconoscerci fratelli che crescono nell’amore.

 

giovedì 27 marzo 2025

2020 - 27 marzo - 2025: la Statio Orbis di Francesco

Oggi sono 5 anni dalla sera in cui, in una Piazza San Pietro vuota, Francesco ha preso su di se il dolore, l’attesa, la tensione e i dubbi che la pandemia aveva portato nelle nostre vite.
Quella sera il Papa è stato un cireneo che ha cercato di sollevare tanti da una croce ormai pesante.
Quella sera il Papa ci ha ricordato che tutti eravamo sulla stessa barca e “non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”. Ma non dimentichiamo che questo valeva cinque anni fa come vale oggi.

(Foto di Vatican Media)

domenica 23 marzo 2025

Le mie "prime volte" missionarie

Due pensieri dal ritorno dalla missione a Chiaiano, la missione delle (mie e tante) "prime volte". Ne condivido solo due perché le altre sono perle preziose da custodire nell'intimo.
È stata la prima volta che in maniera esplicita ho potuto fare un’attività che fosse un’emanazione del mio essere nella famiglia oblata e di farlo nella parrocchia dove sono cresciuto senza la preoccupazione che questo mio essere avrebbe causato incidenti diplomatici. I miei due mondi si sono finalmente incontrati e abbracciati: quello in cui sono cresciuto come cristiano (la parrocchia) e quello in cui vivo la mia vocazione all’interno della Chiesa (il carisma oblato).
È stata la prima volta che ho fatto un annuncio esplicito del Vangelo per le vie del mio quartiere vedendo i volti e parlando con le persone che conosco da una vita. Questa cosa, però, mi ha portato a fare un passo indietro perché mi sono reso conto che, parlando con queste persone, non portavo Cristo ma il protagonista ero io e il “che bello che sei venuto da Roma per questa missione”. Però, non ero venuto a Chiaiano per sentirmi protagonista ma per portare il seme di speranza che una vita nuova è possibile per questo spesso mi sono messo in disparte: non per una mia timidezza ma per far annunciare meglio Cristo agli altri.
È stata la prima volta, forse, che ho capito che la mia vita sarà piena di “prime volte” e che queste porteranno linfa vitale alla mia vita e al mio cammino di fede.

venerdì 21 marzo 2025

Terzo passo verso Pasqua: carità

Quando pensiamo alla carità la prima cosa che viene in mente è l’elemosina, il donare qualche spicciolo ai poveretti che chiedono un aiuto economico su un ciglio della strada o fuori le nostre parrocchie. Sicuramente quello è una forma di carità ma per noi cristiani questa ha un significato più profondo.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica definisce la carità come “la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio.” Leggendo questa definizione mi vengono i brividi. Quanto è difficile mettere in pratica la vera carità quella che tutto ama, tutto sopporta!

Fortunatamente ho un maestro che, per tutta la sua vita, mi ha mostrato la via da percorrere per poter mettere in pratica questa virtù. Gesù, infatti, ha mostrato concretamente come amare Dio e gli altri anche quando questo amore non è compreso, anche quando prende la forma (illogica per le dinamiche umane) della croce. È da quel trono di morte, infatti, che ci mostra fino a dove deve arrivare il nostro amore per Dio: alla donazione totale. Quel “li amò fino alla fine” (Gv 13,1) è la meta della carità. Sarà proprio questa che porta il Figlio a dire al buon ladrone che sarebbe stato alla sua destra. Anche in punto di morte, Gesù continua a dispensare atti d’amore immensi.

Preghiamo Dio Padre che possa donarci un cuore libero di amare Lui e gli altri. Di amare come ha fatto il Figlio fino ai suoi ultimi momenti, come lo ha fatto sul Calvario: senza riserve.

sabato 15 marzo 2025

Il seme che porta frutto. Una missione attesa

È da quando iniziai il mio cammino con gli Oblati di Maria Immacolata (più o meno 20 anni fa) che l’idea di una missione nella parrocchia di San Nicola a Chiaiano e per le strade nel rione che mi ha visto nascere e crescere è sempre stato un desiderio, di quelli in cui, però, nutrivo poca speranza.
Poi, nel 2022, mio padre morì e il suo funerale fu celebrato da tre oblati. Fu così che la morte si trasformò in vita. Infatti, alla fine della messa don Luciano, il parroco di San Nicola, chiese ad uno dei missionari presenti di fare una missione. Che gioia quando mi fu comunicato e che insofferenza (e quante preghiere) in questi due anni e mezzo di gestazione.
Con la giornata di oggi inizia la missione. Le strade dei rioni di Polvica e 25/80 (i due rioni del territorio della parrocchia) vedranno una trentina di missionari tra consacrati e laici girare nel quartiere per animarlo e testimoniare la speranza. Ci saranno tanti appuntamenti.
Ovviamente io ci sarò, non da oggi. Arriverò la prossima settimana ma con il cuore sono già lì.

venerdì 14 marzo 2025

Secondo passo verso Pasqua: perdono

Se solo ci rendessimo conto di quanto abbiamo bisogno di perdono il nostro mondo vivrebbe meglio. Abbiamo bisogno di perdonare, di vivere in pace con chi ci fa dei torti, con chi (a volte anche in maniera involontaria) ci ferisce. Non ci sarebbe bisogno di farlo “settanta volte sette” (Mt 18,21-22) se riuscissimo a farlo una sola volta ma che sia sincera. Forse per questo ci scoraggiamo. È difficile farlo, non è semplice trovare conforto in questa pratica di pace perché il nostro orgoglio prende spesso il sopravvento e lasciamo fare ad esso.
Quante volte mi ritrovo bloccato in questa dinamica che non mi fa crescere. Tuttavia, ho imparato a concentrarmi su Gesù che dalla croce dice al Padre “perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,33-34). Lo avevano umiliato, torturato e crocefisso ma ha la forza di implorare perdono per coloro che gli stavano facendo tutto questo. Forse non tutti capirono quel gesto e quasi tutti non giovarono di quel perdono perché, se è difficile perdonare, è altrettanto difficile chiedere perdono, riconoscersi nell’errore.
Lasciamo spazio a Dio nel nostro cuore, affinché la sua misericordia possa spingerci sempre più sulla strada del perdono.

lunedì 10 marzo 2025

Il dolore della vita

Il dolore non è generoso.

Il dolore non è uguale per tutti.

Il dolore tormenta il corpo e l’anima.

Il dolore affanna.

Il dolore, spesso, è causato da crucci della mente.

Il dolore fa male ed è per questo che vogliamo allontanarlo

Il dolore non fa differenza tra piccolo e grande.

Il dolore può spingere a fare meglio.

Il dolore fa nascere vita nuova.

Il dolore, quello della croce, può insegnare.

Il dolore, quello della croce, può perdonare.

Il dolore, quello della croce, porta alla resurrezione.

venerdì 7 marzo 2025

Primo passo verso Pasqua: abbandono

L’abbandono. Quante volte viviamo momenti difficili durante la nostra vita e molte volte (almeno per me lo è) ci sentiamo soli e abbandonati. Spesso è un abbandono fisico: nessun amico o nessun familiare che ci dia una mano. Molte volte non è colpa loro, forse ci sono e non ce ne accorgiamo, forse attendono una richiesta di aiuto. Tuttavia, la nostra solitudine, in questi casi, cresce sempre più.

Altre volte, questo abbandono è di tipo spirituale. In momenti bui della mia vita, per esempio, faccio fatica a riconoscere la presenza di Dio. Anche in questo caso, però, sono io che non lo sento, che faccio fatica a riconoscerLo nella mia vita.

Anche Gesù, nel momento più buio della sua vita, dalla croce grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 15,34). Un grido sicuramente di dolore che da un nome alle nostre sofferenze.

Un grido che ci indica la via da seguire nelle difficoltà: la comunione con Dio.

Un grido che ci insegna che la sofferenza può essere di insegnamento a noi a agli altri.

Una bella lezione per noi che vogliamo sempre scansare il dolore, la sofferenza e l’abbandono.

sabato 1 marzo 2025

De Gasperi, spiraglio per la modernità

La notizia di ieri della fine del processo diocesano che potrebbe elevare alla gloria degli altari Alcide De Gasperi è uno spiraglio di speranza non solo per me che ne ho sempre ammirato il suo essere uomo di fede e politico (quando posso vado a pregare alla sua tomba). Questa è una buona notizia per tanti motivi.

Lo è perché questa è un’epoca in cui i nostri politici e governanti sembrano aver perso la bussola del bene comune.

Lo è perché il dialogo e il confronto politico hanno lasciato il passo al bullismo politico e alla saccenza di chi non sa sintonizzarsi con la gente e le sue difficoltà.

Lo è perché, in questa epoca in cui la pace tra le nazioni è sempre più lontana, tornare alla convivenza pacifica, magari con un Europa più unita, sarebbe un raggio di sole nelle tenebre che viviamo.

Lo è perché ci ricorda che non c’è bisogno di baciare rosari in pubblico per essere politici cristiani. Non è nell’ostentazione della religiosità il nostro essere nel mondo ma quanto riusciamo ad avere a cuore il bene comune, gli ultimi, gli scartati dal mondo.