giovedì 21 novembre 2024

Il buono che passa

“Giovanni, da grande voglio fare l’educatore”.


Mi sono emozionato e ho iniziato a fantasticare sull’esempio che io e le mie colleghe e i miei colleghi siamo per questi bambini e ragazzi; del buono che prendono da noi inconsapevoli seminatori di buona speranza.


“Perché vuoi fare l’educatore?”.


Sono pronto a capire le sue motivazioni e a ricevere tutto il buono che doniamo ogni santo giorno in cui sappiamo che dobbiamo rincorrere servizi sociali, tutori e genitori che magari vogliono far imparare l’arabo ai figli (signora, forse la priorità è l’italiano).

A ricevere il buono che esercitiamo ogni volta che dobbiamo mettere in pratica la santa pazienza per sopportare bambini che non stanno fermi un attimo e adolescenti nel pieno delle loro crisi esistenziali.


“Perché guidate tanto”.


Mi cadono le braccia. Cosa passa del nostro lavoro? Giri infiniti per scarrozzarli in giro per Roma.

Caro mio bambino, fai il tassista che guadagni anche di più di un educatore.

domenica 17 novembre 2024

La guerra, orrore dell’umanità

Gli orrori della guerra li ho capiti grazie ad un cartone animato.
Gundam (parlo dell’edizione del 1980) è un cartone che da piccolo (e anche da grande visto che sto facendo un rewatch) mi ha insegnato che la guerra è atroce; che l’essere nati dalla parte dei “buoni” è una questione di fortuna e che chi nasce dalla parte del nemico ha dei sentimenti e magari vive le stesse paure del soldato che ha di fronte. Questo anime mi ha insegnato che anche gli “eroi” muoiono e che nessuno è esente dal dolore. Le madri piangono i figli sia che essi siano ucraini o russi, palestinesi o israeliani.
Certo, la Storia (quella che studiamo sui nostri manuali) ci ha mostrato orrori che in molte parti del mondo si ripetono. Tuttavia, perfino un cartone può spiegare a tanti potenti che quando le armi parlano al posto della diplomazia è un fallimento per tutti; che anche la ragione si può perdere quando si lascia il passo alla violenza.

mercoledì 6 novembre 2024

M’accuso

Quante volte ero schiavo.

Ora sono libero in Colui che mi ama.

Quante volte ho battagliato.

Ora tendo la mano.

Quante volte ho alzato la voce all’errore.

Ora accolgo.

Quante volte ho alzato la voce nell’errore.

Ora resisto.

Quante volte la mia spada ha ferito e spesso ucciso.

Ora la depongo e non per vigliaccheria.

Quante volte la mia notte ha prevalso.

Ora cerco sempre un lume, pure piccolo.

Quante volte falsi maestri mi hanno affascinato.

Ora sono me stesso.

Quante volte nuotavo in un mare con poca misericordia.

Ora il mio cuore è cambiato.

Quante volte il mio pensiero era d’odio.

Ora vuole prevalere l’amore.

Quante volte ero schiavo.

Ora sono libero in Colui che mi ama.

martedì 5 novembre 2024

Pellegrinaggio funebre

Oggi ho approfittato della mia giornata di riposo lavorativo e ho percorso il tratto di Tiburtina che separa casa mia dal Cimitero del Verano.
Ho camminato per 6 chilomentri in cui ho visto visi, sentito odori e rumori della città e, ovviamente, pregato il rosario.
Quei 6 chilometri mi hanno portato a percorrere i viali del cimitero e soffermarmi a pregare su alcune tombe di defunti che sembravano non ricevere visite da tanto tempo.
Davanti a quelle tombe mi sono ritrovato a pensare alla mia: chissà se sarà anch’essa abbandonata; se ci sarà mai qualcuno che venga a pregare per me (e con me). Non pretendo che questa abbia un via vai di gente come quella di Chiara Corbella e dei suoi figli (dove ovviamente mi sono fermato oggi, avevo un paio di cose da dirle) ma spero che qualcuno venga a praticare anche con me questa opera di misericordia.
Tristi pensieri i miei ma sono consapevole che sono figli di tempi che ci spingono a non camminare in pace con i vivi, figuriamoci con i morti.