Quando ero più piccolo ero considerato un bravo ragazzo. Questa mia bontà, spesso, veniva travisata e sopraffatta dai miei compagni di classe delle scuole medie. Oggi, liberamente, posso dire che rientrerei benissimo nella categoria dei bullizzati. C’erano giorni che avevo terrore di andare a scuola. C’erano giornate che venivo minacciato di essere picchiato fuori scuola e la custode della scuola sapeva che se all’uscita mi nascondevo dietro la guardiola voleva dire che mi stavo difendendo da qualche minaccia. Non è stato facile per me riscattarmi, ho dovuto aspettare di passare alle superiori. Fortunatamente la situazione è cambiata in meglio. Per tanti non è così, non hanno la stessa fortuna.
Oggi il fenomeno del bullismo è cresciuto ed è sotto l’attenzione di tutti. La “tradizionale” forma di bullismo è stata affiancata dai moderni mezzi di comunicazione. La cattiveria dei bulli trovano una grossa cassa di risonanza sui social network e sulle chat creando danni nei ragazzi che vengono sopraffatti da queste dinamiche. Questo fenomeno prende il nome di cyberbullismo.
Perché un ragazzo (o ragazza, le femmine non sono estranee al bullismo) diventa un bullo? Le ragioni sono tante ma mi soffermerei sulle due che reputo più importanti: definire il proprio potere su qualcun altro e sentirsi protagonisti. Non ci sono dubbi sul fatto che il bullo esercita una forma di potere su chi sottomette e, se riesce in questo intento, è perché non è da solo. Spesso il bullo agisce con la connivenza di altri e grazie all’omertà di questi. Se aggiungiamo che questo pubblico aumenta con i nuovi media, si capisce subito che il pubblico aumenta e con esso cresce anche la potenza della violenza.
Ma quali sono i rischi che questo triste fenomeno porta? Sicuramente una chiusura del giovane che viene denigrato e, con essa, tutta una serie di protezioni che vengono messe in atto: resistenza ad andare a scuola e ad avere rapporti con i propri pari a causa del fatto di sentirsi inadeguati. Un altro fattore di rischio è il passare da vittime a carnefici. Non è raro che un ragazzo che viene bullizzato, divenga a sua volta bullo. Il bullismo può diventare un circolo vizioso.
Ma cosa possiamo fare noi adulti? Sicuramente possiamo informarci sugli aspetti legali del bullismo. Questo, infatti, è punibile dalla legge e, purtroppo, questo non tutti lo sanno. Siamo sempre pronti ad etichettare queste cose come “ragazzate”. Una seconda cosa che possiamo fare è ascoltare i nostri ragazzi, ascoltare anche i loro silenzi. Perché spesso è proprio l’”assenza” di noi adulti che non aiuta i ragazzi ad aprirsi. Se non vogliono parlare... lo faranno. Bisogna essere pazienti. I nostri ragazzi hanno bisogno di sentirsi sostenuti e questo appoggio ha bisogno di tempo per essere forte e rinforzarli.
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