Io, purtroppo, sono attaccata perennemente a questo saturimetro. A me da fastidio questo apparecchio che suona quando il mio sangue non porta abbastanza ossigeno ma vi sono abituata. Mi serve per chiamarti quando ho bisogno del tuo aiuto. Tuttavia, non andare subito nel panico. A volte voglio semplicemente dirti che devi cambiarmi il pannolino perché ho fatto la cacca.
Io, invece, sono destinato a stare su questa carrozzina. Ho bisogno delle tue braccia per muovermi, delle tue mani per lavarmi. Con umiltà mi faccio curare e sono contento quando vedo il tuo sorriso mentre mi aiuti, mi rallegro quando mi fai ascoltare le canzoni che tanto mi piacciono.
Io sono un adolescente nel pieno delle sue crisi ormonali. Lo so che non si fa, che non devo allungare le mani sul sedere delle ragazze che mi passano accanto. Tu, giustamente, mi sgridi quando lo faccio ma anche tu sei stato adolescente e sai cosa si prova. Per questo rido quando mi richiami e, non curante del richiamo, continuo a fare la mano morta.
Io ti dico parolacce. Dico che sei un pignolo quando mi dai una punizione. Vorrei continuare a giocare con i videogame ma, se faccio il monello, è la prima cosa che mi vieti. Vedo che ti arrabbi se continuo ad essere maleducato ma abbi pazienza. Devo comunicarti che tu e gli altri siete punti di riferimento, i miei punti fermi. Tu non facevi lo stesso con chi ti ha educato? Non facevi lo stesso con i tuoi genitori, i tuoi insegnanti?
Io vi ringrazio perché la semplicità delle vostre vite e il modo con cui, fiduciosi, vi affidate a noi mi è utile per affrontare le difficoltà che quotidianamente incontro. Mi aiutate ad affrontarle con il sorriso e con il coraggio di affidarmi a chi mi è intorno. Non c’è cosa più umile che riconoscere i propri limiti e chiedere aiuto a chi mi vuole bene. Questo me lo avete insegnato voi.
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