
Novecento metri. Sei da solo, nessuno riesce a tenere il tuo passo. Hai una marcia in più e non è quella del cambio della tua bicicletta.
La tua marcia viene dal cuore il quale ha liberato un coraggio da leoni, il quale aveva un solo imperativo: scattare da solo per la vittoria.
Mangi gli ultimi metri con una forza e una volontà da fare invidia a tutti, in particolare a chi ti insegue (invano naturalmente).
La tua marcia viene dal cuore il quale ha liberato un coraggio da leoni, il quale aveva un solo imperativo: scattare da solo per la vittoria.
Mangi gli ultimi metri con una forza e una volontà da fare invidia a tutti, in particolare a chi ti insegue (invano naturalmente).
Ottocento metri. Pedali e la fatica ti fa sudare ma tutta quella neve ti blocca anche il sudore. Quei fiocchi di neve ti tagliano il viso e la loro temperatura non rinfranca il tuo corpo. Vuoi che tutto questo finisca presto. Il freddo smorza ogni fantasia. Vuoi solo arrivare alla tua meta.
Settecento metri. Pensi alla tua vita, a quello che hai dovuto fare per affermarti in uno sport nel quale i meridionali spesso non arrivano a grossi livelli. Le tue gambe continuano a muoversi. Pedali sempre di più senti la tua Sicilia che ti accompagna e il suo calore ti scioglie un po' i muscoli.
Seicento metri. Ti rendi conto che stai per arrivare perché non vedi più tifosi intorno a te. Pensi solo alla gara. Dimentichi che nell'ultimo chilometro i tifosi sono obbligati a restare dietro le transenne. Tuttavia la gioia è tanta e qualcuno che salta oltre le barriere di metallo c'è sempre. “Perché non mi lasciano in pace? Perché non mi lasciano da solo con la mia gara, con il mio 'ultimo chilometro'?”.
Cinquecento metri. Sei a metà dell'ultimo sforzo. Ora ti rendi conto che, probabilmente,potrai farcela. Puoi terminare il tuo Giro d'Italia alla grande, puoi entrare nella storia.
Cinquecento metri. Sei a metà dell'ultimo sforzo. Ora ti rendi conto che, probabilmente,potrai farcela. Puoi terminare il tuo Giro d'Italia alla grande, puoi entrare nella storia.
Quattrocento metri. Stai pedalando con una grinta inumana. Senti che le forze ti stanno per abbandonare ma non puoi, non devi. Ti senti in debito verso i tuoi sostenitori e verso la tua famiglia che sicuramente ti sta seguendo. Questa consapevolezza ti spinge ancora più. È come se sentissi le loro mani dietro la schiena che ti spingono. Come se li vedessi davanti a te che ti tirano la volata.
Trecento metri. La neve ti appanna la vista non riesci a vedere il cartello del traguardo. Brutto vedere tutto bianco. I polmoni, poi, sembrano fare più fatica del solito. Le condizioni meteo non ti aiutano di certo e ti sembra di stare sempre li fermo allo stesso punto.
Duecento metri. Ormai sei vicino all'impresa. Non senti più i tuoi. La tua squadra ti ha lasciato da almeno cinque chilometri. Non è un abbandono, tu lo sai, semplicemente non riescono a reggere il tuo ritmo, la tua forza, la tua pedalata. Hanno capito che è il tuo momento. Tra un po' anche l'ammiraglia ti lascerà e tu potrai volare da solo verso il traguardo.

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