martedì 23 luglio 2024

La formazione quotidiana

Il lavoro di educatore è ricco di formazione e di aggiornamento perché non basta amare i giovani che vengono affidati alle cure educative per fare un lavoro dignitoso. C’è tanto studio, tanta fatica. Lo dico sempre ai ragazzi che non si smette mai di studiare. Non mi credono ma restano stupiti quando dal mio zaino tiro fuori un libro che sto studiando.

Tuttavia, c’è una formazione che si fa sul campo, quella che nessun albo professionale può spiegare o contenere: quella che fanno i ragazzi con la loro quotidianità. La fanno quando mi chiedono di asciugare folti capelli ricci (io che non ne ho); quando giovani donne preadolescenti mi mettono di fronte al loro mondo fatto di amori e interessi femminili (quelli che “non puoi capire perché sei maschio”); quando cercano di farmi entrare in mondo musicale che non amo e poi sono costretto a studiare i brani quando torno a casa; quando mi spiegano un videogioco che va di moda di cui conosco solo il nome.

Tutto questo costa fatica, la stessa che spendo sui libri ma altrettanto necessaria perché, come disse San Giovanni Bosco, “Se vuoi che i giovani facciano quello che tu ami, ama quello che piace ai giovani”.

sabato 6 luglio 2024

Grazie Trieste


Trieste, in questi due giorni, è stata l’occasione di incontrare vecchi amici e incontrarne di nuovi: rapporti nati in digitale ma che si abbracciano nell’analogico. Alla faccia di chi dice che il digitale non è reale; che non può portare nulla di nuovo; che alimenta rapporti effimeri.

Trieste, in questi due giorni, è stata l’occasione di ascoltare parole nuove, di partecipazione. Perché questa è importante per alimentare la speranza che deve albergare le nostre periferie. Non solo quelle urbane ma anche quelle culturali. Per fare terra di testimonianza anche le periferie esistenziali che albergano le nostre vite.

Grazie Trieste.

venerdì 5 luglio 2024

Trieste e dintorni

Tre cose su Trieste.

  1. Alle elementari la chiamavo il “Mento d’Italia”. Non è affermativo e guardate una cartina dello Stivale per capire cosa intendessi.
  2. È l’unica città italiana sull’Adriatico dalla quale si vede il sole tramontare sul mare.
  3. È la città italiana in cui se dovete prendere un caffè dovrete imparare vocaboli nuovi.

Da ieri, per me, ce n’è un altro: è la città degli incontri, in cui, in questi giorni, se volete respirare aria di una Chiesa viva e accogliente basta inspirare profondamente.

Già sono stanco e lo sciopero dei treni mi costringerà, domenica, a fare 9 ore di autobus per rientrare a Roma. Tuttavia, sento che Dio mi voleva qui in questi giorni per fare un’esperienza di Chiesa in movimento (800 km sono abbastanza) e per fare una bella esperienza con la mia banda di evangelizzatori digitali. Al cuore della democrazia.