martedì 19 aprile 2022

Essere fecondi nella sterilità

“Dopo tutti questi anni ancora ci pensi?”

“Non ti fai del male leggendo questi due libri?”

Sono due dei pensieri che mi sono venuti alla mente quando ho deciso di comprare e leggere Quanti figli hai? e Non hai ancora figli? di Livia Carandente, giornalista e scrittrice napoletana. Erano nella mia lista dei desideri da tanto tempo ma il coraggio di comprarli faticava a venire fuori. Poi, dopo aver letto un articolo dell’autrice in cui parlava di fecondità oltre la fisicità, mi sono fatto forza. Tanto, più di rimuginare sul passato e ritornare a farmi inutili preoccupazioni cosa potrà mai succedere?

Ecco, ora che li ho letti entrambi posso dire che mi ha fatto bene. Per prima cosa è stato bello sapere che questa avventura (o disavventura, dipende dai punti di vista) è comune a tante persone. Certo, lo so che io e Angelica non siamo gli unici, ma ricordarselo fa sempre bene. È stato bello confrontarsi, anche solo tramite le pagine di un libro (anzi due), con la storia di Livia e suo marito perché mi ha fatto sentire meno in colpa verso coloro che non hanno mai capito (e ancora non capiscono) come mi sento quando alla domanda “figli ne hai?” storco il naso. Non è tanto questa domanda, che potrei definire lecita, ma è quello che segue alla risposta negativa da parte mia che mi fa arrabbiare. Le frasi fatte, che ogni volta mi verrebbe di schiacciare qualcuno con la testa nel muro, o i consigli non voluti. Come se tutte le esperienze fossero uguali. Gli inviti ad avere pazienza che “prima o poi arriveranno… quando meno te lo aspetti” senza sapere il motivo per il quale questi figli non arrivano. Non solo, anche la sensazione che qualcuno voglia farsi gli affari della mia camera da letto. Purtroppo questa non è una sensazione. Un parente di mio padre, una volta, mi ha chiesto se doveva spiegarmi come si fanno i figli. Il parente deve ringraziare che sono pacifico e non cerco mai lo scontro. Questi sono tutti atteggiamenti descritti in maniera ironica da Livia e che lasciano l’amaro in bocca a chi li vive. È sempre forte la voglia di urlare di farsi gli affari propri, quindi via di sorrisi di circostanza o di mille scuse per cambiare discorsi.

Certo, mi rendo conto che non sempre è facile rapportarsi con la sterilità di una coppia, a volte non si hanno le parole. Purtroppo, nella nostra società in molti è presente una regola che dice che una famiglia senza figli è una famiglia a metà. Noi cristiani non siamo esenti da queste dinamiche. Spesso, come dice Angelica, noi famiglie senza figli, all’interno della Chiesa, veniamo considerati famiglie di “serie b”. Tuttavia, siamo forti e andiamo avanti. Il problema è che per primo io, che credo in un Dio che fa della promessa di proliferare un segno di benedizione, non capisco perché non abbiamo figli. Quante volte mi sono sentito non benedetto spingendomi a gridare contro il Padre il mio dolore? Troppe, ma leggere che un’altra coppia (e ce ne sono sicuramente altre) ha vissuto il mio stesso dolore mi solleva un pochino perché in questo Calvario possiamo essere cirenei gli uni degli altri.

Un’ultima cosa. Ho sempre considerato questo un discorso tabù ma, ora, sono consapevole che è buono parlarne perché chi ci ascolta può trarre giovamento da questa narrazione. Grazie a Livia ho capito che questa esperienza, che è di coppia, non solo mia, può essere già un frutto della nostra fecondità. Perché questo dolore è già un figlio che va abbracciato e compreso e, come ogni figlio, va lasciato andare per il mondo.

3 commenti:

  1. Ciao, ti ammiro, hai avuto coraggio ad affrontare un aspetto doloroso / faticoso della vita tua e di coppia.
    Spero di non averti offeso o dato l'impressione di volermi fare gli affari vostri
    Avrei molto altro da dirti , magari a voce
    Ciao Giacomo

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  2. Di serie b (il minuscolo é d'obbligo) é solo la mancanza di tatto di alcune persone. Non posso comprendere il tuo dolore, ma sono certo che lo trasformerai, tu e tua moglie, in energia positiva. Grazie davvero per questo momento di riflessione. Gennaro Persico.

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  3. Splendida e Profonda Riflessione, non facile da esporre. Vi Abbraccio, da Giuseppe Mastroianni

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