sabato 16 ottobre 2021

Squid Game. I bambini e noi adulti

Sto guardando, Squid Game, la nuova serie del momento di Netflix. L’ho iniziata per poter capire i meme che girano sui social. Di questa serie se ne sta parlando molto in particolare per ciò che riguarda l’effetto che ha sui bambini. Leggendo vari articoli e commenti sulla serie mi vengono in mente due cose. La prima è che Squid Game non è meno violenta di tante altre serie televisive delle quali, ovviamente, la visione non è consentita ad un pubblico bambino.

Il secondo pensiero nasce dal fatto che in molti diano la colpa a Netflix. Tuttavia, se i bambini sono turbati è perché gli è stato permesso di guardare la serie oppure perché non si è vigilati sull’utilizzo che fanno, in particolare i preadolescenti, dei dispositivi digitali. Non ho figli ma lavoro in una casa famiglia ed è una lotta dire ai più piccoli cosa non devono guardare. Mi rendo conto che, a volte, è anche difficile fargli capire perché i loro compagni di classe guardano determinate cose e loro no (un bimbo di 9 anni, una sera mi chiese di guardare IT ma la richiesta è stata rispedita al mittente).

Una terza cosa (poi giuro che mi fermo). Leggo commenti che puntano il dito sulla serie perché parla di persone pronte a dare la vita per i soldi ma, io che guardo la serie, posso dire che non è così. I protagonisti sono persone disperate, indebitate fino al collo e che, spesso, non hanno nemmeno i soldi per potersi curare. Non sono persone che mettono i soldi al primo posto delle loro priorità (forse qualcuna c’è) ma gente che vede come ultima spiaggia il partecipare a questi giochi pur di avere una possibilità di sopravvivenza futura.

Ci sarebbero anche altri commenti di natura sociologica sulla rappresentazioni delle istituzioni totali descritte da Erving Goffman nel suo testo Asylum ma preferisco finire con il pippone.

Nessun commento:

Posta un commento