mercoledì 23 ottobre 2024

Evangelizzazione digitale e il Vangelo che scomoda

Ho tanti amici che fanno del mondo online il loro campo di evangelizzazione. Io per primo sono un promotore di questa forma di testimonianza del Cristo vivo. È da quattordici anni che sostengo l’importanza di essere presenti nel web come “testimoni digitali”. Sono un battezzato e in quanto tale sono missionario e sono chiamato ad esserlo in tutti gli ambienti che vivo. Non mi piacciono le etichette ma è questo il mio “patentino” e non ne ho bisogno di altri.
Tuttavia, è da qualche mese che nella mia riflessione sulla missione online si sono insinuati due pensieri che, secondo me, sono un rischio per chi fa dell’attività missionaria online il principale (e, ahimè, unico) modo di evangelizzazione.

Il primo rischio è l’allontanamento dal primo obiettivo della missione cristiana: annunciare Cristo salvatore agli ultimi, ai poveri e farlo esplicitamente.

Le nostre attività online sono belle, molte anche fatte bene ma la mia paura è che non facciano breccia nei cuori di coloro che sono lontani da Dio e che, anzi, da altri ambienti vengano solo denigrate con frasi del tipo “a che si sono ridotti questi?”, “mo hanno pure i preti influencer?”. Ma le vie del Signore sono infinite e sono sicuro che mi aiuterà a mettere da parte questa mia paura.

Tuttavia, l’impressione che ho, è gli unici messaggi che arrivano a coloro che sono lontani da Cristo, sono quelli che poco hanno a che fare con un annuncio esplicito del Vangelo. Lo so che da qualche parte bisogna cominciare e già la presenza nel digitale è un buon inizio ma, vi prego, non fermiamoci a questo: osiamo perché dobbiamo essere audaci per la missione cristiana.

Il secondo rischio è che l’evangelizzazione online diventi una scusa per non sporcarsi le mani con quella offline; che lo schermo diventi un buon mezzo per metterci la faccia ma non tutto il resto del corpo. Il mio invito è quello di non perdere la bellezza di toccare con mano la sofferenza di chi è povero di Cristo, di abbracciarlo (non solo in senso metaforico) e guardarlo negli occhi per dirgli “Dio ti ama”.

Ricordiamoci che dobbiamo arrivare a tutti, che dobbiamo uscire dalle nostre zone di comfort perché il Vangelo, per essere annunciato, deve scomodare non solo chi riceve l’annuncio di salvezza ma, affinché la testimonianza sia autentica, anche chi lo porta agli altri.

2 commenti:

  1. Riflettere e discernere a volte è merce rara … soprattutto quando siamo presi dal fare e subito; un abbraccio

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  2. Hai voglia di cimentarti con una sfida intellettuale stimolante?
    Prova a convertire qualcuno che non sa nulla di Dio e che non ha idee preconcette, né pro né contro. Come se fosse un alieno, nella cui cultura il concetto stesso di Dio non esiste. E tu sei il missionario che cerca di portarlo a Dio.
    Se ti interessa, ti mando il link per provare.
    A scanso di equivoci, preciso che è una sfida vera: il tuo interlocutore sarà un essere umano, non una IA.

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