venerdì 11 dicembre 2020

Momenti bui e di speranza

Momenti bui e difficili ci attendono. Presto dovremo affrontare la scelta fra ciò che è giusto e ciò che è facile”. Rivedo Harry Potter per l’ennesima volta e questa frase di Albus Silente mi sembra vera oggi più che mai.

La vita ci riserva sempre grandi sorprese, ma una pandemia non rientrava certo nei nostri piani…

Non eravamo preparati. È questa la frase che sento ripetere ormai da mesi da autorità, da conoscenti, da amici, da sacerdoti. Non ce lo aspettavamo, non siamo stati pronti.

Sono passati esattamente 9 mesi dall’11 marzo, il primo giorno di lockdown. È il tempo di cui una donna si serve per comprendere di essere diventata madre, nel quale si prepara, fisicamente e mentalmente, a vedere stravolta la propria vita da un esserino che la cambierà per sempre.

Non eravamo pronti, siamo andati avanti alla cieca per un bel po’ di tempo, abbiamo avuto qualche mese estivo di respiro, siamo ritornati ad essere sommersi. Oggi, dopo 9 mesi, possiamo dire di essere un po’ più preparati, o continuiamo ad arrancare, sperduti in un labirinto senza filo?

Ho sempre odiato la frase “ogni crisi contiene in sé un’opportunità”, mi sembra una di quelle affermazioni consolatorie che si dicono giusto per trovare il coraggio di andare avanti. Ma questi 9 mesi per noi cristiani erano davvero un’opportunità per rimettere al centro le relazioni, per imparare ad amare di più, ad amare meglio, per ricentrarci su Gesù e lasciargli guidare le nostre vite, il nostro tempo e i nostri progetti. Erano un’opportunità per vivere la comunità in modo nuovo, per guardare gli altri in modo nuovo, per essere creativi nell’evangelizzazione e nella missione.

Nove mesi di opportunità per essere capaci di “generare” la vita dentro di noi e attorno a noi. 

Ci siamo riusciti? A volte si, con tanta fatica, a volte no, ognuno sa.

Ma penso sia importante chiederci se abbiamo sprecato un’occasione unica e, se sì, è giunto il momento di riprendere le fila di questa trama che Dio sta tessendo con noi.

Perché per noi i momenti “bui e difficili” in realtà non sono questi che sono passati, sono quelli che arriveranno dopo. Siamo chiamati a ricostruire una società che ha vissuto una prova durissima, a stare accanto a poveri sempre più poveri che in questi mesi si moltiplicano attorno a noi. I poveri grideranno a gran voce sempre più e dobbiamo saper stare in piedi sulle nostre gambe per prenderci cura di loro. Ma avremo un vantaggio: quello di aver sperimentato la povertà in noi stessi, quella dei nostri egoismi, del nostro pessimismo, del nostro ripiegamento su noi stessi. Abbiamo avuto la Grazia di scoprirci più poveri che mai, ma sappiamo anche che con Gesù c’è sempre una nuova possibilità per ricominciare.

Ho letto sulla bacheca di qualche amica di Facebook che questo 2020 è tutto da buttare. Io non credo che ci sia mai un anno, un giorno, un istante, per quanto terribilmente faticoso o doloroso, che sia da buttare via. Silente direbbe “La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda... di accendere la luce”. 

Ecco, forse trovare proprio la felicità in certi casi è difficile, ma come mi disse un giorno un missionario: “nella foresta il Signore ti conduce”. Nonostante tutto il dolore patito, le difficoltà, le fatiche, siamo qui, Dio ci ha condotto fino a qui.

Io vivrò questo Natale con la gratitudine di essere stata condotta da Dio in una foresta terribile ed avere ancora una volta la possibilità di ricominciare, di dare una nuova occasione a me stessa e alle persone che Dio mi ha messo accanto nella vita.

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