A caldo. Alcune emozioni sulla giornata di oggi vissuta a San Pietro. Devo dire la verità: la mia costanza è stata premiata.
Ho finito di lavorare alle 16:30 e sono arrivato in Piazza San Pietro alle 17:15 con la speranza che ci fosse stata una fumata bianca intermedia. Così non è stato e mi sono beccato due ore di freddo e acqua. Le mie ossa ancora stanno dicendo parolacce a non finire ma ne è valsa la pena.
Alla fumata bianca la Piazza è esplosa in un grido di gioia e un’attesa trepidante ha invaso San Pietro. Il momento dell’”Avemus Papa” è stato emozionante. Per la prima volta in vita mia ho ascoltato dal vivo questa frase. L’affaccio del Papa e la sua benedizione. La sua semplicità nelle parole e nel mostrarsi mi hanno colpito in positivo. Il pontificato di Benedetto è finito nell’umiltà e quello di Francesco inizia seguendo la stessa scia.
Inizio dal nome: Francesco. Molti ritengono un segno di rivoluzione. Cosa intendono per rivoluzione non saprei. Sicuramente la scelta del nome è un atto d’amore per la Chiesa. Mi piace sempre ricordare che San Francesco si è sottomesso alla Chiesa. Fu mandato a ripararla non a sconvolgerla.
Secondo aspetto: papa Francesco è argentino. Sintomo che l’Europa da evangelizzatrice è diventata terra di evangelizzazione. Anche questo è sintomo di di una continuità con il pontificato di Benedetto XVI. Nei suoi discorsi e nei suoi scritti ha messo spesso in evidenza questo aspetto; è lui che ha voluto fortemente l’Anno della Fede per rinnovarla in particolare nel Vecchio Continente. Ma la scelta di un cardinale argentino è anche segno di una vera universalità della Chiesa Romana.
Non avevo un preferito. A chiunque mi chiedeva chi preferissi rispondevo “vorrei come Papa quello che vuole Dio”. Quindi ringrazio Dio per questo nuovo Papa che ci dona speranza e fiducia.
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