Ho tanti amici che fanno del mondo online il loro campo di evangelizzazione. Io per primo sono un promotore di questa forma di testimonianza del Cristo vivo. È da quattordici anni che sostengo l’importanza di essere presenti nel web come “testimoni digitali”. Sono un battezzato e in quanto tale sono missionario e sono chiamato ad esserlo in tutti gli ambienti che vivo. Non mi piacciono le etichette ma è questo il mio “patentino” e non ne ho bisogno di altri.
Tuttavia, è da qualche mese che nella mia riflessione sulla missione online si sono insinuati due pensieri che, secondo me, sono un rischio per chi fa dell’attività missionaria online il principale (e, ahimè, unico) modo di evangelizzazione.
Il primo rischio è l’allontanamento dal primo obiettivo della missione cristiana: annunciare Cristo salvatore agli ultimi, ai poveri e farlo esplicitamente.
Le nostre attività online sono belle, molte anche fatte bene ma la mia paura è che non facciano breccia nei cuori di coloro che sono lontani da Dio e che, anzi, da altri ambienti vengano solo denigrate con frasi del tipo “a che si sono ridotti questi?”, “mo hanno pure i preti influencer?”. Ma le vie del Signore sono infinite e sono sicuro che mi aiuterà a mettere da parte questa mia paura.