giovedì 7 agosto 2025

La trasformazione della polemica. Un pensiero sulla missione nel digitale

Polemiche! Sempre e solo polemiche! (Non mi riferisco alle persone della foto).

Tutto si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Lo dice chiaramente Lavoisier e, in qualche modo, lo dice anche Bolter quando parla di “rimediazione” (in inglese, rimediation). Per il massmediologo statunitense ogni media vecchio non viene sostituito da uno nuovo ma quest’ultimo lo “rimedia” inglobando in se le caratteristiche di quello precedente.

Se ci facciamo caso, infatti, guardiamo film e serie televisive dai nostri dispositivi come se fossero tv, leggiamo libri e documenti dai nostri tablet come se fossero ancora cartacei e così via. Questo processo di rimediazione, tuttavia, non ha cancellato i vecchi media. Continuiamo ad usare libri, televisioni, radio, ecc.

Ora, perché vi sto facendo un pippone sociologico e cosa c’entra questo con la missione digitale? Perché sono rimasto basito dalle polemiche che, soprattutto da parte cattolica, hanno colpito (o vogliono colpire) coloro che si impegnano nella missione cristiana vivendo anche il digitale e accusati di protagonismo, di cercare una vetrina che metta in risalto loro stessi offuscando il messaggio del Vangelo e di seguire le logiche degli algoritmi piuttosto che quelle divine. Queste sono solo alcune delle accuse che vengono mosse a sacerdoti, religiosi e laici (anche religiose e laiche, la polemica non fa distinzione sessuale). Ora mi chiedo, e vengo al punto, se questo concetto di rimediazione citato prima è vero (e per me lo è), non varrà anche per le dinamiche che accompagnano l’utilizzo dei media?

Quando ancora non esisteva internet e i social (io c’ero), quanti erano i sacerdoti che venivano accusati di cercare fama apparendo in tv o scrivendo tanti libri? Quanti religiosi e religiose venivano fermati dai loro superiori perché il loro modo di testimoniare il Vangelo non era fedele alla tradizione? Quante volte laici e laiche venivano apostrofati come inopportuni se volevano annunciare il Vangelo?

È dalla Pentecoste che ci sono queste polemiche, basta leggere gli Atti degli Apostoli o alcune lettere paoline per rendersene conto. Non è stato il digitale che le ha alimentate. Certo, non sono cieco. I nostri dispositivi hanno una diffusione maggiore di una pergamena antica o di un libro, ma non è proprio questa stessa capillarità che ci obbliga ad essere presenti, come cristiani e testimoni del Vangelo, nel continente digitale? Bisogna saperlo fare e bisogna essere autentici perché non è la finzione che converte i cuori. Questo, noi che viviamo anche la missione digitale (mica ce la scordiamo la vita offline), lo sappiamo bene.

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