
Tuttavia, come qualcuno mi ha fatto notare, il lavoro rischia di farci diventare delle bestie. Esso, infatti, non può essere l'unica nostra ragione di vita. Questo è un peccato contro Dio. Gesù ci ricorda che "non si può servire Dio e Mammona" (Mt 6,24). Vivere solo per il lavoro ci trasforma in esseri che non sono in grado di amare. Quante famiglie sfasciate perché il lavoro viene messo al primo posto rispetto al marito o alla moglie (per non parlare del rischio di trascurare i figli). Quante famiglie distrutte perché spesso non si lavora per vivere ma per sopravvivere. Quante amicizie non coltivate e quanti bisogni di altri non visti perché "ho da lavorare".
È vero, il lavoro, quando è vissuto come un feticcio e non come vocazione, rischia di farci diventare bestie perché ci fa perdere di vista la sua reale funzione: servire la collettività e trovare in esso un degno sostentamento proporzionale all'attività svolta.
È vero, il lavoro, quando è vissuto come un feticcio e non come vocazione, rischia di farci diventare bestie perché ci fa perdere di vista la sua reale funzione: servire la collettività e trovare in esso un degno sostentamento proporzionale all'attività svolta.
Il lavoro è importante. La nostra Costituzione ci ricorda che "l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". Tuttavia, mi piacerebbe se essa fosse fondata su altro, non può essere questo il valore fondamentale (anche se è un aspetto importante) per il quale vivere e sul quale fondare una società. Si rischia che da aratori diventiamo buoi.
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