giovedì 1 giugno 2017

Liberi di crescere

Quando penso di averle viste tutte, accade sempre qualcosa che mi fa ricredere e mi fa pensare che, forse, veramente al peggio non c'è mai limite. Io ho visto cose che voi mortali non potete immaginare. Ho visto ragazzi che al colloquio per il servizio civile sono stati accompagnati dai genitori (o dai nonni); ho visto ragazzi che, ormai non più adolescenti, non sanno prendere un treno, una metro o un autobus; ho visto ragazzi che, quando possibile, declinano ogni responsabilità ad un mondo degli adulti nel quale, a breve, entreranno a farvi parte.

La responsabilità, è questo che noi adulti non insegniamo ai giovani: la bellezza di fare le cose con passione, con dedizione e con responsabilità. La colpa è nostra, basti pensare a tutti quelli che storcono il naso quando faccio notare che quelli della mia età (ne compio 35 ad ottobre) non possono essere definiti giovani ma adulti; a tutti gli adulti che non crescono, che pensano che tutto sia un diritto (avere figli, sposarsi, morire). Abbiamo ammazzato la nostra società (o la stiamo uccidendo lentamente) e poi ci lamentiamo se i nostri giovani non riescono a camminare da soli.

Gesù, questo, ce lo insegna bene. Infatti, al giovane ricco che gli chiede cosa potesse fare, oltre a rispettare i comandamenti, per meritare la vita eterna, Lui risponde "Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi. ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni" (Mt 19,21-22). Tuttavia, noi non sappiamo se il giovane si fosse ravveduto in futuro. Gesù ha lasciato il giovane ricco la libertà di crescere secondo i suoi tempi e non incalzare per una sua immediata conversione.

Non voglio essere disfattista, conosco tanti giovani che si rimboccano le maniche, che si danno da fare per migliorarsi e migliorare. Che sono in grado di assumersi le proprie responsabilità senza trovare giustificazioni. Questi giovani sono tanti e, fortunatamente, hanno molta voglia di fare, di mettersi in gioco. Tuttavia, voglio spronare noi adulti: lasciamo camminare i ragazzi; lasciamoci la libertà di guidarli non sostituendoci a loro; lasciamo che i loro fiori possano sbocciare insegnandogli che la vita è un processo attivo di cui loro sono i protagonisti indiscussi; mettiamo i giovani al centro della loro vita facendogli scoprire le risorse che hanno per essere dei vincenti.

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