giovedì 15 giugno 2017

Da lagna a lode

Mi è sempre piaciuto pensare (in realtà pensavo fosse così) che san Francesco, il poverello di Assisi, avesse scritto il Cantico delle creature preso da un'estasi naturalistica e spinto da una gioia innata. Ho scoperto che non è così.
Nel 1224, Francesco soggiornò per cinquanta giorni al convento di San Damiano. È in quei giorni che ha composto il famoso inno in lingua volgare. Tuttavia, i motivi che lo spinsero a scrivere non erano dei più gioiosi. Il santo assisano, infatti, non godeva di buona salute, aveva un dolore agli occhi, gli davano fastidio sia il sole di giorno che il fuoco di notte. Il dolore era così forte che, dal bruciore, quasi non riusciva a dormire di notte e, quando ci riusciva, i topi della sua cella gli facevano compagnia rendendo l'addormentamento molto difficoltoso. Fu in queste condizioni che scrisse questo bellissimo inno di lode a Dio.
Dio gli da sofferenze e Francesco lo loda per le opere della creazione. Nonostante tutto lui continua ad aggrapparsi alla fiaccola della fede che Dio gli ha donato; nonostante la sua fragilità umana non perde il vero punto di riferimento.
E io? Cosa faccio oltre a lagnarmi e a perdere la speranza quando quest'ultima sembra svanire o non esistere proprio? Devo impegnarmi affinché non mi ritrovi a scrivere la Lagne delle creature ma trovare la forza e il coraggio di lodare Dio ma soprattutto di avere fiducia di Lui nonostante tutto quello che mi accade, nonostante me.

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