giovedì 20 ottobre 2016

Una persona nuova

Qualche mese fa ho letto un libro dove si sfatava il falso mito del Medioevo come periodo oscurantista e il ruolo giocato dal cristianesimo nel porre le basi delle scoperte scientifiche dei secoli successivi (La genesi della scienza, J. Hannam, D’Ettoris, 2014). Ora, sono alle prese con un libro che sta confermando un'idea che avevo e che i "grandi" pensatori hanno sempre nascosto o travisato (un po’ come hanno fatto per il Medioevo): il cristianesimo pone le basi del processo di personizzazione, cioè la coscientizzazione della persona, dell’individuo come ente a se stante (La persona al centro, G. Cicchese, G. Chimirri, Mimesis, 2016). È stato il cristianesimo che, ereditandone il concetto dalla filosofia classica, ha portato a compimento il concetto di persona. Non bisogna stupirsi di questo. Tant’è vero che la salvezza, nella dottrina cristiana, è individuale. Certo, passa per la comunità e per i fratelli ma è l'individuo che si salva o meno.
Il nuovo concetto di persona ci spinge a pensare agli altri con la loro individualità e ad abbattere le barriere che ci dividono; ci responsabilizza perché la salvezza del fratello deve starmi a cuore (come la mia deve stare a cuore al fratello, altrimenti che senso avrebbero le opere di Misericordia?). Tuttavia, sono io che mi salvo, che sono chiamato alla santità e questo è un concetto nuovo nel panorama religioso mondiale (almeno delle religioni monoteiste). Diverso, infatti, è il concetto di salvezza islamico ed ebraico: è la ummah (la comunità) l’unità fondamentale della fede in Allah e il popolo eletto quello della fede veterotestamentaria. È vero che Gesù parla alle folle, incontra migliaia di persone (e le sfama pure) ma il Vangelo viene colto di più quando c’è un incontro personale. Le conversioni più vere sono in quelle persone che hanno guardato Cristo negli occhi.
Quindi lasciamoci trasportare da questa trasformazione evangelica, permettiamo a Cristo di trasformarci in una persona nuova, permettiamo a noi stessi di andare incontro all’altro, al nostro prossimo, per amarlo per quello che è e per quello che può suggerire alla nostra vita per non dimenticare che, per qualcuno, l’altro siamo noi.

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