Eccomi ritornato dalle mie vacanze. Chi se ne frega, direte voi. Avete ragione, aggiungo io ma continuo a scrivere questo pensiero che mi balena nella mente da qualche giorno.
Come sono stato in vacanza? Bene. Mi sono rilassato in terra sicula e, anche se ho guidato tanto (più di 3000Km in tre settimane), la mente e il corpo si sono rilassati a dovere. Come ho vissuto queste vacanze? C'è una foto che ho scattato (quella che accompagna questo post) che è il riassunto di quello che sto per scrivere.
Nella foto, scattata a Sambuca di Sicilia, c'è un primo piano di una statua di una lumaca e sullo sfondo dei bambini che giocano che, spensierati, inseguono il loro pallone. La statua, sulla sua base, aveva inciso una frase tratta da Elogio della lentezza di Lamberto Maffei: "In un mondo che corre vorticosamente, con logiche spesso incomprensibili, la lentezza si affaccia alla mente con prepotenza, come una meta del pensiero." Lentezza e gioia innocente dei bambini, in questo modo ho vissuto le mie ferie.
La lentezza ha distinto le mie giornate, dal risveglio del mattino a quando andavo a letto la notte, senza ansie. Ho vissuto le mie giornate di ferie con una calma da far paura, senza piani, orari e mete prefissate: facevamo quello che andava di fare a me e a mia moglie. Lo spirito dei bambini, invece, senza cadere in infantilismi che fanno male a noi adulti, l'ho portato con me ogni volta che visitavo un luogo storico (Selinunte, la Valle dei Templi ad Agrigento) oppure quando mangiavo una pietanza locale (se andate da quelle parti assaggiate le Minne di vergini). Che fosse un dolce, un piatto di pesce o un bel bicchiere di vino (in quella parte di Sicilia ne producono di buono), i miei occhi brillavano come quelli di un bimbo davanti ad un giocattolo o ad una scoperta nuova.
Non sono sicuro ma dopo alcuni anni ho scoperto il segreto del riposo vero: tempi lenti e novità delle cose in modo da dissetare il corpo stanco e la mente sempre vogliosa di scoprire cose nuove.
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