domenica 28 agosto 2016

Il lavoro nobilita

Credo, e non per pura e cieca fede, che fare lavori in casa porta giovamento alla nostra vita (oltre che alle proprie tasche). Lo scrivo perché in questi giorni, dopo quasi due anni di abbandono, insieme a mio suocero, ho dato un senso al mio terrazzino di casa. Finalmente, da quando sono sposato con Angelica, è vivibile anche questo lato della casa e, se devo essere sincero, sono orgoglioso di me stesso (me la suono e me la canto).
Sono orgoglioso perché ho visto trasformare questo ambiente dell'appartamento da deposito di mattonelle e altre cianfrusaglie a luogo di cena e cura delle piante; dove poter leggere (e perché no, pregare) con tranquillità. Sono contento di questo perché so che questo cambiamento viene dal mio sudore, perché l'ho visto evolversi.
Nella vita è sempre così, lavoriamo per ottenere delle cose e quando ci riusciamo il giovamento è sempre alle stelle. San Paolo scriveva ai Tessalonicesi (2Ts 3,10): "chi non vuol lavorare neppure mangi". Mai un'affermazione l'ho sentita più vicina a me che ho sempre lavorato e imparato a lavorare anche quando studiavo all'università. Ho sempre lavorato e desiderato di lavorare anche quando questo mi richiedeva delle forze maggiori di quelle che potevo offrire, anche quando la pigrizia o la stanchezza mi offuscano la vista e non mi fanno vedere quello che c'è da fare e, dopo tante storie, dire "sì, lo faccio".
Per questo motivo non sopporto chi non vuole lavorare, chi trova scuse per non portare a termine i compiti a loro assegnati trovando scuse (anche recidive) o chi si bagna nel vittimismo se non riesce (o non vuole) lavorare "Chi non vuol lavorare neppure mangi". Quanta saggezza negli antichi.

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