giovedì 5 maggio 2016

Zi, zi, zi! Vive, vive, vive!


Il 5 maggio del 1976, la Grecia, credo, abbia visto la più grande manifestazione popolare della sua storia. L'occasione fu data dal funerale di Alexandros Panagùlis. La sua morte, avvenuta 4 giorni prima e con una dinamica ancora oggi misteriosa, lascia senza parole una nazione intera. La gente non ci crede, scende in piazza per gridare il proprio dolore e la propria vergogna verso coloro che erano accusati di averlo fatto morire; la propria rabbia verso un potere democratico che aveva ancora legami con il regime dittatoriale che lo aveva preceduto. Migliaia di persone erano scese in piazza sembrando un corpo unico. Oriana Fallaci (che con il rivoluzionario greco ebbe un'intensa storia d'amore), nel libro Un uomo descrive questo corpo unico con la parola "piovra". La sua descrizione del funerale è spaventosamente geniale, ne riporto le prime intense righe:

Un ruggito di dolore e di rabbia si alzava sulla città, e rintronava incessante, ossessivo, spazzando qualsiasi altro suono, scandendo la grande menzogna. Zi, zi, zi! Vive, vive, vive! Un ruggito che non aveva nulla di umano. Infatti non si alzava da esseri umani, creature con due braccia e due gambe e un pensiero proprio, si alzava da una bestia mostruosa e senza pensiero, la folla, la piovra che a mezzogiorno, incrostata di pugni chiusi, di volti distorti, di bocche contratte, aveva invaso la piazza della cattedrale ortodossa poi allungato i tentacoli nelle strade adiacenti intasandole, sommergendole con l’implacabilità della lava che nel suo straripare divora ogni ostacolo, assordandole con il suo zi, zi, zi. Vive, vive, vive!

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