venerdì 8 aprile 2016

Lo scappellotto di Dio

Ieri sera, nella puntata Don Matteo (non ne sono un fan ma mia moglie si), il prete investigatore ha detto una frase che fa più o meno così (non la ricordo di preciso): "Quando sbagliamo Dio è come la mamma che con la mano ci accarezza per consolarci". Come una mamma, tuttavia, aggiungo io, è pronto a darti uno scappellotto per lo stesso errore. Non uno schiaffo violento (anche se spesso ne avremmo bisogno), non ci picchia lasciandoci tramortiti, non usa violenza ma un semplice e doloroso scappellotto, quello che davano i preti alla don Camillo per intenderci.
Non so voi ma io temo la figura di un Dio troppo buono che perdona solo ma che non ci lascia riflettere sul nostro errore; che ci stringe solo la mano facendo finta di niente. Menomale che c'è la Misericordia. È grazie ad essa che Dio ci guida nella nostra fragilità; che ci tratta con verità e amore non nascondendo il nostro errore ma facendocelo notare e, solo dopo che lo abbiamo riconosciuto, perdonarci per questo. È grazie alla Misericordia che Dio ci dice "va e non peccare più" (Gv 8,11). Il problema è che confondiamo la misericordia con la bontà (da leggere "finto buonismo"). Diciamo di essere (o tentare di esserlo) misericordiosi avvallando ogni idea che va contro il volere di Dio; confondiamo il "non giudicare" con l'assenza di opinioni diverse che fanno la verità senza la quale non esiste correzione fraterna.
Io ho paura che la descrizione di un Dio troppo buono sia pericolosa, perché dimentica che l'inferno esiste e non è metaforico ma un vero e proprio luogo dove si vive per l'eternità senza quella comunione divina che abbiamo rifiutato in vita. Perché Dio è buono ma uno scappellotto, ogni tanto, per il nostro vero bene, ce lo da.

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