mercoledì 23 marzo 2016

Non perdiamo la speranza

Non so cosa dire. Una volta, come ho scritto in poesia ieri, avrei aderito al partito di coloro che sanno sempre cosa dire e devono dirla a tutti i costi; una volta avrei fatto notare che quello che ho scritto nella mia tesi di laurea sull'Islam non erano poi delle baggianate. Tuttavia, la cosa che mi fa sta facendo arrovellare il cervello è cosa possano dire a noi cristiani i tragici eventi di ieri (e dei mesi passati), mettendo da parte falsi moralismi e buonismi che non ci fanno rendere conto della portata di questi attacchi; che ci rendono ciechi di fronte al fatto che, come ha spesso detto in passato papa Francesco, stiamo combattendo una guerra a pezzetti, una guerra che ha una modalità nuova, che crea panico e terrore e che vuole farci perdere la speranza.
Non so se può essere una risposta a questo mio quesito ma ho trovato illuminanti le lodi mattutine di oggi Mercoledì Santo. Le antifone, i salmi, la lettura e la preghiera ci ricordano che in questi momenti di angoscia le nostre mani cercano il Signore, non per una effimera consolazione ma perché in Lui è la nostra speranza, perché "Se moriamo con lui, con lui anche vivremo" (2Tm 2,11); perché Cristo, "per opera di Dio, è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1Cor 1,30). Per questo che l'antifona al Benedictus di oggi recita: "Il sangue di Cristo, offerto a Dio nello Spirito, ci lava dalle opere di morte per un culto santo al Dio vivente".
Sono proprio queste cose che gli atti terroristici dovrebbero ricordare a noi cristiani. Noi, però, non scoraggiamoci, non permettiamo che il dolore soffochi la speranza e la preghiera, restiamo legati alla nostra umanità che, in maniera brutale e meschina, vogliono farci perdere.


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