venerdì 9 ottobre 2015

Il Vangelo ne Il Signore degli Anelli

Il Signore degli Anelli non è stato scritto, a detta di Tolkien, per essere un libro religioso. Egli ha propriamente tagliato ogni riferimento alla religione presente nel volume (a parte un paio di eccezioni). Tuttavia, il romanzo dello scrittore, nato in Sudafrica e cresciuto in Inghilterra, è permeato di significato religioso. Lo stesso Tolkien afferma, in una lettera, che “l’elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo del libro” ed è radicato perché è lo stesso autore ad esserne pregno. È da questo concetto che prende spunto il libro L’Anello e la Croce di Andrea Monda, giornalista e insegnante di religione al liceo. Per Monda il libro è ricco di aspetti religiosi. Egli individua alcuni punti chiave dove questi sono esternati. Voglio, tuttavia, soffermarmi su tre aspetti perché sono quelli che mi hanno fatto riflettere sul mio modo di essere cristiano.
Per primo c’è la santificazione del piccolo, di quello che, fino al momento dell’inizio del romanzo, è stato insignificante durante la storia della Terra di Mezzo (ad eccezione di Bilbo Baggins): gli hobbit. Questi “mezziuomini” sono l’esempio di come l’umiltà viene premiata. Saranno proprio Frodo, Sam, Pipino e Merry a salvare il mondo dalla minaccia di Sauron. Ognuno con la sua parte e ognuno al suo posto. È l’umiltà di questo popolo che permette a Frodo (nonostante la sua caduta finale) il compimento della missione: la distruzione dell’anello. È la sua umiltà che lo fa resistere al potere dell’anello. Cosa che non riesce e non potranno fare i grandi uomini.
L’altro aspetto interessante è il continuo riferimento alla Provvidenza. Questa è sempre presente nelle pagine del romanzo e lo è nei vari doni ricevuti dalla compagnia o nei vari incontri fortuiti che hanno salvato gli hobbit: Tom Bombadil, Barbalbero ma anche lo stesso Gollum che, salvato dalla misericordia di Frodo, avrà un ruolo chiave nella distruzione dell’anello proprio nel momento in cui lo hobbit cade e cede al potere dello stesso. Provvidenza, Misericordia e Grazia sono presenti e forse sono questi che caratterizzano di più il romanzo.
Il terzo aspetto è l’amicizia. Il Signore degli Anelli è un romanzo che parla di amicizia: Frodo, Sam, Pipino e Merry; Gandalf e Aragorn; Gimli e Legolas. Un’amicizia vera, un’amicizia per la quale sono tutti pronti a dare la vita l’uno per l’altro proprio come è scritto nel lascito evangelico: “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Umiltà, Provvidenza e Amicizia tre pilastri sui quali dovrebbe saldarsi ogni comunità cristiana, tre pilastri che Tolkien ha usato per dare spessore alla dimensione morale che viene fuori dalla lettura de Il Signore degli Anelli e che conferma la forte presenza dell'elemento cristiano e cattolico all'interno del romanzo.

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