giovedì 5 settembre 2013

Il mio amico


Il mio amico non è fortunato come noi. Non cammina, ha bisogno di essere imboccato ed è dipendente in tutto da noi che siamo i suoi amici più grandi: lo laviamo, lo accompagniamo a scuola, lo vestiamo.

Il mio amico sta in carrozzina e non può spingerla da solo. Non ce la fa.

Il mio amico trova nella musica il suo sfogo. Ha una memoria impressionante e un repertorio musicale da fare invidia a iTunes.

Il mio amico mi chiede come sto e cosa ho fatto a casa ogni volta che mi incontra. Il mio amico è educato, ovvero, a modo suo è educato, bisogna solo capirlo.

Il mio amico m'insegna tutti i giorni chi sia Gesù. Lui mi fa sentire una Veronica che asciuga il sangue dal viso di Gesù sofferente.

Il mio amico, quando siamo insieme a messa, mi spiazza con frasi (naturalmente urlate  creando un po' d'imbarazzo) del tipo “Prete hai detto una bella messa!”, oppure con frasi più profonde del tipo “ma Gesù è risorto e non muore più?”, “Sono contento perché Gesù è risorto”.

Il mio amico riesce a mettere in discussione la mia fede ogni giorno. Il mio amico mi fa tornare a casa pensando “Sono contento che Gesù sia risorto?”. Il mio amico mi ha insegnato a vedere in lui non solo Cristo in croce ma soprattutto Gesù risorto, la speranza e la gioia oltre la sofferenza.

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