mercoledì 25 settembre 2013

Castità: dono per la vita


Qualche giorno fa mi sono trovato a scrivere della castità come dono d'amore. Rileggendo quelle righe mi sono reso conto che alcuni punti potrebbero non essere chiari o che potrebbero sorgere dubbi su quello che ho scritto. Anzi, se devo essere sincero, alcuni dubbi sono sorti a me per primo. Quello che scrivo sul mio blog sono appunti che prendo principalmente per me stesso e che mi piace condividere.
La domanda che mi sono posto dopo aver letto per l'ennesima volta il mio post precedente è stata: ma se io e la mia fidanzata ci vogliamo bene, il nostro amore è sincero e puro perché non aprire il nostro amore ad un'esperienza sessuale attiva? Cosa c'è di male nel farlo soprattutto ora che andiamo incontro al matrimonio? Perché aspettare il matrimonio?
Giuro che ci ho pensato e ho cercato una risposta valida senza rendermi conto che ce l'avevo dinanzi e che dovevo solo metabolizzarla bene. Innanzitutto nel matrimonio l'unità del corpo degli sposi diventa un segno dell'unione spirituale. Ciò significa che l'unione corporale di un un uomo e la donna, nonostante sia importante e bella, non è una pratica solamente biologica ma riguarda l'intimo della persona umana e si realizza in modo umano “solo se è parte integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte” (C.C.C., 2361), se diventa, cioè, una comunione perpetua.
Gli atti di unione intima, quindi, sono onorevoli e degni perché definiscono la reciproca donazione degli sposi che formano un'intima comunità di vita e di amore con la quale si realizzano il loro bene e la trasmissione della vita. L'atto sessuale non è una mera attività fisica ma un unione che nasce dalla comunione tra gli sposi. Questa, inoltre, deve essere aperta alla vita e se si chiude in se stessa non corrisponde all'essenza dell'amore. Il concepimento di un figlio, infatti, è un dono (non un diritto), il frutto dell'atto specifico dell'amore coniugale dei suoi genitori. È per questo motivo che non è consigliabile il “diritto alla prova” anche quando c'è l'intenzione a sposarsi. Primo, perché questa intenzione non garantisce che l'unione matrimoniale avvenga; poi perché tali rapporti non assicurano la relazione di un uomo e di una donna e non la proteggono da fantasie e capricci (sessuali naturalmente).
Tuttavia, ci sono altri motivi per i quali vale la pena aspettare il matrimonio per avere un'unione intima. Infatti, chi vive la castità durante il fidanzamento in genere (sottolineo la parola “in genere”) è più allenato a mantenere la fedeltà matrimoniale. I fidanzati che si sono allenati alla scuola della castità hanno fondato il rapporto su qualcosa di più intimo dell'unione dei corpi e, nonostante ne abbiano capito l'importanza e la bellezza, pongono l'attenzione alla formazione o, meglio, alla fondazione dell'unione matrimoniale.
Ora posso dire che ho le idee un po' (ma solo un po') più chiare. Certo. Sono sicuro che tra il dire e il fare c'è tanto lavoro da fare. Mantenere la continenza sessuale non è affatto facile, manca sempre poco per cedere e non sono affatto più bravo degli altri. Tuttavia, la certezza di star costruendo qualcosa di solido con la mia fidanzata e la sicurezza che per farlo debba passare inevitabilmente per la strada della castità (con l'aiuto della preghiera) mi rende propenso ad “investire” il mio corpo per questa causa.

1 commento:

  1. E' molto bello quello che hai scritto, questo tema è sempre molto delicato e non tutti riescono a capirlo, spero si riesca a trasmetterlo a tutti!

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